Dopo essermi beato dell'ascolto (a sorpresa) di questo cd ho avuto possibilità e piacere di ospitare Silvia Donati e il suo fido trio nel nostro "baretto jazz" a Venezia.

Silvia Donati, 42enne cantante bolognese è una delle voci piu' anticonvenzionali e "oneste " del panorama improvvisatorio italiano. Oltretutto il trio che la dovrebbe accompagnare ma che, per grazia del Signore, interagisce e si intorcola nelle spire conturbanti del fraseggio irrefrenabile della cantante, è composto da musicisti di bella caratura e infinita modestia: Alfonso Santimone spericolato e onnivoro pianista, Alessandro Fedrigo, bassista imprevedibile, elastico e parco e il ricco, frastagliato GianRanieri Bertoncini alla batteria.

Basta dare un'occhiata alla tracklist del cd "Singin' in the brain" per capire che non siamo nel solito mondarello di american standard e nessuno qui vuole rifare la Fitzgerald, o sdilinquirsi nel whiskey jazz, raffinatamente volgare e ombelicale. La Donati è bestiale e primigenia, difatti all'ascolto della cover di "On Broadway" mi viene subito da pensare a… Captain Beefheart. E questo potrebbe bastare per far intendere a cosa ci troviamo davanti.

La sua voce ama perdersi nelle irrimediabilmente disgregate armonie di classici "importanti" come "Invitation" come nelle misteriose interpretazioni di "Sign o' the times" di Prince o nei dolori di una folle "Lonely woman" di Ornette (testo della cantante), mai così realmente vicini al Dolore e alla Rassegnazione, sentimenti naufraganti nel magma free dei suoi accoliti. Siamo sempre ad un passo dallo sgretolamento e al naufragio, non fosse per una tenue luce all'orizzonte.

Silvia Donati ha un timbro maschio e nero e sicuramente anomalo. Dal vivo è un animale pronto ad ogni follia e capace di catalizzare ogni suggerimento della band. E soprattutto fa qualcosa che ultimamente nel jazz succede di rado: improvvisa.

Cd consigliatissimo…

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