Gli Sky Cries Mary sono un gruppo di Boston formatosi nel 1989. Agli esordi suonavano principalmente dal vivo composizioni d'avanguardia quasi esclusivamente percussive. In seguito il loro sound cominciò a delinearsi come un ibrido tra lo space rock più mistico e la psichedelia, con leggere traccie industriali. L' album in questione (1994) è il loro migliore risultato e rappresenta una delle più originali ed intense esperienze della scena indie americana. Il canto è affidato alla splendida voce di Anisa Romero (subentrata tre anni dopo la formazione della band), capace di elevarsi verso vette quasi mistiche, tanta è la sua potenza e la sua qualità eterea.
L' iniziale "Shipwrecked", mescola sinfonie orchestrali con un ritmo vagamante tribale dall' andamento ipnotico, mentre la successiva "Vuh" è un esempio mirabile di dilatazione allucinata per la voce della Romero, capace di esplodere luminosa come una supernova nel maestoso ritornello di "Don't Forget The Sky", mirabile esempio della loro musica "spaziale". L' incedere ansioso di "Deep Sunless Sea" sfregiato da sinistre frasi di chitarra elettrica, ricorda le armonie più esoteriche dei gruppi gotici tipo Dead Can Dance, per terminare con una lunga coda di riverberi di chiara matrice psichedelica. Anisa Romero qui usa la sua voce come uno strumento intrecciando i suoi gorgheggi alle note fluide di chitarra. Nella splendida "These Old Bones" diventa invece ammaliante sirena, adagiata su scintillanti rintocchi di note cristalline, cullata dalla brezza di una batteria accarezzata delicatamante.
Gli Sky Cries Mary danno sfogo alle loro libidini sperimentali nella lunga suite strumentale di "4:00 A.M." (14 minuti), dove sembra di ascoltare dei Pink Floyd in preda a tentazioni ambient, dissolti in spazi siderali e sconfinati, al confine con la new age più metafisica.
Insomma, poche storie, si tratta senza dubbio di uno dei lavori più riusciti della psichedelia "made in U.S.A.", purtroppo (ed è inutile ripetere sempre la stessa nenia) offuscato dal fumo di tanta spazzatura reclamizzata e limitato dalla scarsa diffusione delle etichette indipendenti.
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