Non si fa in tempo a raddrizzare le orecchie oramai ben ribaltate che loro sono già lì, di nuovo a fare di tutta la ganja un fascio spremendo altri riffoni obesi su sedici minuti di colate laviche; piazzabile tra i brani figli di dopesmoker, qui la musica si dilata come non mai, al di là del distorto, diverse leghe al di sotto dell’acquariano che toccò il sole, dove la meganota è un semplice ed importante gesto; la struttura alare del signor pike, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso: mentre irradia i soliti suoni impastati, al mastica erba stanco di urlare ed il buon jason è come un pendolo mass damper alle dilatazioni del brano; l’aria è viscosa, il disco si fa ascoltare come una passeggiata sul cemento fresco e con le accordature ancor più ribassate tutto scende che è una meraviglia; però, dato che il suono sembra ben più tozzo e gagliardo di sciences, tendo ancor più a non apprezzare queste giocate delle pubblicazioni in digifile, del resto con un quarto d’ora di musica del genere si godrebbe meglio di un mini vinilozzo, ma prevedo una poco simpatica southern lord a chiedere trenta sberle per un singolo tra qualche mese.

mavabbè, mi resta quasi figurabile come una metaforica continuazione di antarcticans thawed, sprofonda come promette, canta con gambe pesanti e dilaga la chiusura con certi botanici motivetti; per quel che mi riguarda non voglio che la prima impressione abbia una seconda occasione, qui si galoppa con gusto, è stato meglio di un milkshake al dampkring dopo un cannolicchio del buon johnny; chi cerca gli ssleepp qua dentro li trova assaj, riescono ancora ad usare bene il loro nome e questo è un notevole hashteroide estivo per tutti i riffone-dipendenti allo stato terminale.

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