Dopo che l'astro di Charlie Parker era caduto sulla terra, i contemporanei di Bird e le generazioni più prossime avevano solo due scelte: accodarsi oppure cercare fortuna altrove battendo altre strade. Molti contraltisti in quegli anni hanno dovuto necessariamente fare i conti con questo metro di paragone alquanto ingombrante, e pochi ne sono usciti brillando di luce propria; penso sùbito a Cannonball, McLean, Art Pepper.

Un contraltista che ha saputo invece affermare il proprio suono e il proprio linguaggio, ma senza aver avuto modo di raccogliere i frutti della visibilità, è stato certamente Sonny Criss da Memphis, classe 1927. Alcuni critici, e a torto secondo il mio modesto parere, hanno continuato a collocare Criss nella affollata schiera degli emuli di Parker; affermazioni che non troveranno riscontro proprio perché ci sarà modo di sentire Criss alle prese con uno dei cavalli di battaglia di Bird, quella "Lover Man" tanto significativa nel contesto della carriera di Parker e la quale sarà per il Nostro Criss la cartina al tornasole per esprimersi con un approccio differente da quello di Charlie.

Ma andiamo con ordine: siamo nel febbraio del 1974, e come dice il pianista greco George Arvanitas nelle note di copertina, il suo trio e Sonny Criss vengono invitati dal "Centro Culturale dell'Emilia" per una serie di concerti in una delle terre d'Italia storicamente più affine col Jazz. Ora non è dato sapere in quale luogo è stata registrata la serata del disco, ovvero quella del 28 gennaio, poiché varie fonti indicano solo Bologna, senza però indicare il posto fisico in cui si esibirono Criss e gli altri. La serata incomincia con "Tin Tin Deo", spettacolare classico dal sapore latino scritto da Gil Fuller con Chano Pozo, classico portato al successo da Dizzy Gillespie e per il quale, evidentemente, aveva un debole anche Criss tanto da volerlo inserire nel suo album "Saturday Morning" registrato l'anno successivo a "Live in Italy". "Tin Tin Deo" è il soffio misterioso ed esotico che si cela tra le sue trame, soffio che Criss, Arvanitas e gli altri riescono a cogliere perfettamente, nonostante il tempo del pezzo sia leggermente accelerato rispetto ad altre storiche versioni e questo potrebbe far pensare alla perdita di sinuosità, elemento che invece resta inalterato. "Tin Tin Deo" è sicuramente uno dei momenti meglio riusciti del disco, stato di grazia che lancia la volata alla già citata "Lover Man", altro momento imperdibile per comprendere meglio la bellezza del fraseggio di Criss, fraseggio dalla propria dignità che non ha certamente bisogno di scomodare Bird. Anche "Summertime", standard che non ha bisogno di presentazioni e con il quale si era cimentato lo stesso Parker in una famosa versione con gli archi, porta a sentire la totale estraneità dello stile di Criss con quello di Parker, per una versione molto accattivante, swingata e partecipata, come si sente dal tempo scandito dalle mani del pubblico durante una parte del solo di Arvanitas al pianoforte. Lungo il percorso Criss & company delizieranno con altre chicche, come nel caso della celeberrima "Sunny" dal mood molto funky; oppure in "Sonny's Blues", un blues ammiccante come da tradizione e che vede lo stesso Criss nelle vesti autore.

In conclusione un disco molto, molto gustoso, non facile da trovare ma neanche difficilissimo, e il quale presenta però qualche pecca dal punto di vista "tecnico", nella fattispecie dei bruschi sbalzi sonori nella registrazione; cosa che oltretutto non riesce ad intaccare la qualità indiscussa mostrata soprattutto da Sonny Criss, questo ottimo contraltista che ha lasciato questo mondo pochi anni dopo con un suicidio dettato dalla disperazione di un tumore che ormai lo aveva consumato. Compratelo, perché è una superba testimonianza di ottimo Jazz oscuro registrato nel nostro paese. Disco 3.5 per la registrazione, ma arrotondo volentieri per eccesso a 4, poiché scaletta ed esecuzioni sono molto sfiziose.

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