Svedesi, ma messi sotto contratto dalla californiana label Unique Leader, gli Spawn Of POssession rappresentano una delle realtà musicali più acclamate negli ultimi tre anni in ambito Death Metal.

Perché loro e non altri tra le centinaia (a voler approssimare per difetto) di validi gruppi sul mercato musicale? Semplice, perché hanno avuto la fortuna di ottenere alla svelta un contratto con la C maiuscola e perché hanno capito cosa dovevano dare ai fan più esigenti del genere; macchiandosi del peccato capitale della "superbia", i cinque hanno dato vita ad un sound innovativo ma non così tanto da mettere in discussione le certezze dell'intero genere. Se non si fosse ancora capito, nutro una forte antipatia nei confronti di questa band, che mi era stata presentata come il nuovo Messia del Death metal quando nel 2003 avevano pubblicato "Cabinet"; dopo quell'esordio a parer mio deludente e per niente superiore a tante altre release vecchie e nuove, i nostri tornano invece con il valido "Noctambulant". Mi dispiace essere così secco nello scrivere questa recensione, ma questi qui proprio non mi vanno giù e, nonostante debba riconoscergli dei meriti, ritengo che debbano essere un po' ridimensionati; non è vero che hanno salvato le sorti del genere, non è vero che sono ai livelli dei mostri sacri, non è vero che sono così spaventosamente innovatori quanto dicono.

In "Cabinet", attualmente (italianizzazione di "actually", sono un sostenitore dell'Arte Del Parlare Male), i nostri non facevano altro che tecnicizzare, velocizzare e, lasciatemelo dire, scopiazzare quello che la scuola Death floridiana ha partorito durante tutta la sua storia, cioè la stessa identica cosa che fanno i compatrioti Visceral Bleeding (coi quali hanno o hanno avuto membri in comune) e un mare di altri complessi. Ma siccome la maggior parte dei fan non aspetta altro che gruppi nuovi che propongano roba vecchia, subito si sono guadagnati la fama di Master Death Metaller; con "Noctambulant" non dico che si siano dimostrati all'altezza di questo titolo (e ci mancherebbe altro dopo due album di cui uno solo sufficiente), ma di certo si sono affermati come possibili concorrenti ad esso. Infatti sono riusciti a portare a compimento quei pochi elementi di originalità presenti sul vecchio Lp e a coniare un sound abbastanza personale (anche se personalmente non mi fa impazzire); anche loro, come molti altri, fanno perno sulla tecnica esecutiva perché c'è bisogno di cose sempre più complicate per portare avanti questo genere o, cosa più probabile, per stupire gli ascoltatori.

Tipico del nuovo sound degli Spawn Of Possession è un gusto per riff e solo decisamente bizantini. Credo che in sala prove abbiano appesa al muro questa massima Zen: "Prendi quante più note e scale puoi, attaccale il meglio possibile e aumenta la velocità di esecuzione finchè non ti prendono fuoco le dita: sarai felice". E felici, più che i gravemente ustionati chitarristi, sono i fan del Death Metal e in generale tutti quelli che valutano un disco sulla mole di tecnicaglie in esso contenute (e qui, cari miei, ce n'è per tutti i gusti). Suonate il basso? Sentite come è bravo il bassista degli Spawn Of Possession, ascoltate come fa quello che vuole e come si destreggia anche quando si ritrova a dover eseguire parti quasi Pop Fusion (l'intro di "In My Own Greed"), ammirate come segue gli strumenti e come spunta qui e là per fare sfoggio della sua perizia. Suonate la chitarra? Osservate attentamente il riffing e notate quanto è sofisticato e difficile: riuscirete mai ad eseguire anche solo dieci secondi di uno di quegli assoli che durano quasi un minuto? Esercitatevi pure quanto volete, tanto non ci riuscirete e se non ci riuscite potete anche dedicarvi alla meccanica pesante. Vi dilettate dietro alle pelli? Ah, Ah, Ah, poveri illusi, non ce la farete mai ad essere bravi quanto il drummer degli Spawn Of Possession, l'uomo che riesce a fare controtempi senza andare sotto i centocinquanta battiti per minuto, l'uomo che "datemi due bacchette e conquisterò il mondo".

Questo, all'incirca, è il messaggio che esce da "Noctambulant"; loro sono bravi e faranno di tutto per dirlo al mondo intero. Ho volutamente evitato di parlare del cantante perché, se gli altri sono tecnicamente ineccepibili, costui è decisamente nella media dei vocalist Death Metal e non si muove di un millimetro dal suo growling veloce ma assolutamente monocorde. Ci tengo a precisare, però, che questi qui non rappresentano la punta di diamante del Death in fatto di tecnica (basta una canzone a caso dei Cryptopsy o dei Gorguts per umiliarli), semplicemente sono i più "secchioni", quelli che vogliono essere a tutti i costi i primini della classe e alzano la mano per fare sapere alla maestra che hanno studiato. Ed infatti, oltre la pura e gelida tecnica strumentale, c'è ben poco: le composizioni sono curate, ma senza quella passione o quei colpi di genio che caratterizzano band del calibro di quelle sopraccitate, e a lungo andare risultano tutte uguali. Gli Spawn Of Possession fanno l'errore di mettere la musica al servizio del talento e non viceversa; un buon compromesso sarebbe quello di mettersi a suonare Prog Death, come hanno fatto band come Cynic, Atheist e Martyr, ma i cinque sono in possesso unicamente di una grande preparazione, di un'attitudine pari alle band sopra elencate. Pertanto, mantengono delle ridicole fattezze Death metal dalle quali straborda, non senza un forte compiacimento, una raffinatezza estrema.

Insomma, ci sono delle "menti" nel Death metal e gli Spawn Of Possesion non sono tra loro sebbene muoiano dalla voglia di diventarlo: non lasciatevi meravigliare dalle prodezze, talvolta dal sapore vagamente Power, di "Noctambulant". Alla fine dell'ascolto capirete come i nostri vi abbiano fatto pesare tutte le dieci canzoni, neanche fosse una concessione divina; in fin dei conti, quattro stellette ad un disco che ambirebbe ad averne almeno sette (su cinque) mi sembra un giudizio onesto ed equilibrato. Ma vi prego, qualcuno li faccia scendere dal piedistallo!

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