In un qualsiasi deserto...
Solo, con incessanti tempeste sonore. Le labbra spaccate dal sole e la testa pulsante. Disorientato ed ammaliato da miraggi continui. Oasi immaginate e svanite. Promesse risolte in rabbia repressa.
D'improvviso la sorpresa. La veloce caravan passa davanti ai miei increduli occhi. Non mi illudo.
Rimango immobile. Chiudo gli occhi.
Il suono dell'Oud scuote i miei timpani. Strumento infernale. L'elettricità aumenta d'intensità nell'aria circostante. Sale il ritmo, i colpi dritti al cuore. Si balla fondendosi con la natura, con tutta la cultura umana. Echi di wah-wah e distorsioni sensuali Hendrixiane mi riportano agli albori della musica che credo di conoscere. Riscrivono la storia nella mia memoria. Riscrivono e rileggono tutti i miei ricordi. Frustate distorte muovono i miei fianchi, facendomi dondolare e muovere liberamente, dentro nuove note, oasi nel mio deserto. Non miraggi.
Inconsciamente mi ritrovo con loro. Inizia il viaggio.
Sono quattro musicisti. Mehdi Haddab (DuOud, Ekova) ed il suo fido elettro-Oud, Pascal Teillet (numerose collaborazioni tra le quali anche il jazzista Archie Shepp) ed il suo multiforme basso, Hermione Frank la regina elettronica (Ekova) e Mohamed Bouamar, suadente cantante ed abile percussionista. Ognuno porta un bagaglio per un carico eterogeneo. Viaggiano per la Real World Records. Peter Gabriel...
...ab assuetis non fit passio.
Giocano con la musica, con le emozioni, con le immagini mentali e con le mie certezze. Azzerano i miei giudizi, reintegrano vecchie visioni e reindirizzano milioni di mie consolidate sinapsi.
Riconosco solo vecchie reminiscenze, quali Killing An Arab e Galvanize.
Noiose discussioni di genere decadono per lasciare spazio alla fantasia ed alla libera espressione. Un enorme vaso di Pandora, pericolosissimo. Contenente fortunatamente però solo Elpìs.
Attraverso molteplici territori musicali, coadiuvati da splendidi idiomi, da scariche d'adrenalina ed emozioni contrastanti. Atmosfere nebbiose o sferzanti, lampi nel piatto e sereno cielo. Ripenso al Nilo, alle civiltà circostanti, al nord Africa, alla penisola araba, allargandomi a macchia d'olio fino agli antipodi.
Il deserto non c'è più, spazzato dall'abile uso d'una tavolozza di colori infinita.
Ora sto bene.
Prima o poi il deserto però ricomparirà...
Carico i commenti... con calma