Avete mai sentito piangere un coniglio a molla? Io sì...e piangeva in mezzo a molti tum, a molti ding e molti bong. Tum, ding, bong, ovvero la rumoristica bambina...
Talmente bambina da chiamarsi Spirocheta Pergoli che sembra il nome di una fatina di provincia o di un farmaco che inocula fantasia. Inocula? Ma si, facciamo inocula.
Comunque la nostra Spirocheta muoveva i primi passi nell'italico sunset boulevard psico wave, tra pallide dive dai capelli blu argentati e cloni parodistici dei vari Lydon Curtis.
E in mezzo a cotanto scurissimo mostrarsi spiccava per anonima sembianza unita a testa molta. Testa molta e gusto ancor di più...
Ah si, gusto ancor di più...
Con quelle faccende e faccenduole di strumenti giocattolo incerottati e di monellesca gioia dinanzi al primo registratore avuto in dono.
E quegli interi pomeriggi passati a manipolare nastri e vecchie radio, per arrivare a formare un eccitante campionario di suoni che andavano dalla trottola impazzita al carillon malvagio.
A venir fuori eran così marcette stridule, fughe scordate di strumenti scordati, imbizzarimenti assai folli a velocità più folle ancora...
Oltre che ghiribizzi per videogame e vocette impertinenti
Il tutto governato da uno spiritello malvagio ( tipo Skiantos in versione horror) a raccontar dello strano Fuzzi Bugsi e della sveglia birichina che lo costringe a un nuovo giorno
Senza darsi troppa importanza e senza far finta, nemmeno per un momento, di essere sciamani...
Il risultato finale? Un carosello giocoso/sinistro come un coniglio a molla che piange senza lacrime.
I bambini non sempre sono buoni.
E comunque deve essere stato bello costruirsi una batteria elettronica con quindicimila lire, rubare un simil Bontempi alla sorella, inventare la bacchetta rabdomantica dei suoni pazzi e giocare con rumori e dissonanze.
Scoprendo, grazie anche alla lezione di babbo Eno, che non sempre è necessario essere musicisti per fare musica...
Si, deve essere stato bello...trallallà...
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