A volte, evidentemente, la discografia riserva sorprese e segreti degni del miglior Dan Brown e francamente incomprensibili. Stiamo parlando di Stan Getz, ovvero uno dei sassofonisti migliori della storia del jazz, e probabilmente il migliore non di colore.

Insieme a lui l’ottimo pianista Kenny Barron (all’epoca una sorta di gemello sempre presente, alter ego nero e pianistico) e una sezione ritmica semlicemente perfetta, costituita da Victor Lewis alla batteria e da George Mraz al basso. Fin qui nulla di strano. La stranezza, infatti, preannunciata dal titolo, arriva dalla lettura delle note di copertina.
Le registrazioni sono del 1989, mentre la pubblicazione è del 2003. Le registrazioni, si sa, non potrebbero essere successive: Stan da lì a un paio d’anni ci lascerà, dopo alcuni tour ben documentati, sia con la band che in duo con Barron (il doppio “People Time” è disco assolutamente imperdibile), senza che la sorte gli riservasse di entrare più in studio.

Solo che fino al 2003 tutti pensavamo che l’ultimo disco ufficiale di Stan Getz fosse il buon “Apasionado”, prodotto da Herb Alpert e un po’ sovraccarico di tastieroni e percussioni, e comunque disco di grande pregio, anche se forse un po’ vittima di quel latineggiamento a tratti forzato che ha caratterizzato buona parte della carriera di Getz, e non sempre a dovere. Poi saltano fuori, apparentmente dal nulla e neanche troppo preannunciate, queste perle.
Il disco è, semplicemente, bellissimo. Semplice, puro profondo. Sempre prodotto da Alpert, ma con un tocco lieve e antico. O, forse meglio, senza tempo. Il suono del sax di Stan è quello di sempre ma, in particolare, quello degli ultimi anni: perfetto, pieno, rotondo ma al contempo sofferente e caratterizzato da quella vivacità quasi aggressiva che finiva però sempre per essere più carezza che pugno, più finezza che urlo, più studiata e contenuta emozione che flusso irrefrenato dell’istinto.

Barron spadroneggia benissimo, con un fraseggio semplicemente perfetto, sia nella tecnica, che nell’ anima e nell’orgiginalità. Tanto da far sospettare che queste registrazioni potessero essere state realizzate per un suo progetto, e che Stan potesse essere forse soltanto “guest star” di lusso. Sarebbe bello chiederlo a Barron, che in Italia passa spesso e volentieri. Comunque sia, l’organico è ridotto, e i solisti comunque due. Dunque c’è modo e tempo di sentirli entrambi bene, in un disco che è tanto lungo quanto bello nel senso più pieno e diretto del temine.
Secondo le note di copertina quest’opera avrebbe dovuto segnare l’ esordio di Stan Getz su etichetta A&M, e non possiamo che prenderne atto. Fatto sta che cinque delle nove composizioni sono di Kenny Barron, e sono tutte bellissime. Neanche l’ombra del sospetto che possa trattarsi di materiale di scarto. È materia prima, dalla prima nota scritta su un pentagramma all’ultimo accordo registrato. Questa non è roba che doveva rimanere lì. E non è certo roba nata per rimanere lì, a mio avviso. E allora perché è rimasta invece nascosta tutto questo tempo ? Perché la A&M o altri non l’hanno pubblicata prima ?

Quattordici anni sono tanti, obbiettivamente, soprattutto per un’opera di questa caratura. Francamente è inspiegabile. Il tempo, ragazzi, è una brutta bestia: oggi più che mai. Oggi che il mercato impone le scelte a ragazzi sempre più distratti e privi di senso critico, oggi che i giornalisti professionisti parlano solo delle cose delle quali devono parlare, spinti certo più dal portafogli che dal cuore. Oggi, in soldoni, un disco così passa sotto silenzio.
Arriva agli addetti ai lavori ed ai cultori del genere. Mentre la musica chiusa dentro questo santo graal è meravigliosa, di amplissima fruibilità. È scritta bene e suonata divinamente. A tutti gli amici cui l’ho fatta ascoltare ha suscitato entusiasmi irrefrenabili e ripetute richieste di taroccamento. Cercate questo disco raro, prezioso ed incredibilmente fuori tempo. È capace di dare gioie infinite alle vostre emozioni. Un orgasmo musicale.

E, leggendo le note di copertina, capirete la profondità del retorico adagio “meglio tardi che mai” .

Elenco e tracce

01   Sunshower (07:20)

02   Yours and Mine (08:00)

03   Joanne Julia (07:51)

04   Soul Eyes (07:23)

05   Spiral (07:54)

06   Beatrice (08:15)

07   The Wind (08:56)

08   El Sueno (06:36)

09   Feijoada (06:24)

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