Non sono molti nella musica italiana gli artisti che possono permettersi una carriera ormai ventennale, durante la quale non si sono mai abbassati a marchette o ad appoggi presso giornalisti amici e al facile commercialismo.
Gli Statuto sono sempre rimasti fedeli al loro credo da veri mod e sono sempre rimasti artisticamente e umanamente integri. Avrebbero potuto marciare sulla scia del successo festivaliero di "abbiamo vinto il festival di Sanremo", ma, a facili successi commerciali, hanno preferito la soddisfazione di restare sempre sé stessi anche a costo di perdere recensioni importanti e promozioni altrettanto importanti. Ne risulta una carriera discografica magari un po' discontinua (chi si autoproduce ha sempre mille problemi in più di chi non lo fa), ma molto lineare e sempre fedele a sé stessa e la conferma è anche in questo nuovo e bel lavoro intitolato Sempre, nel quale le dichiarazioni di intenti sono chiare fin dall'inizio.
"Pazzo" è un brano ska in cui si rivendica il diritto di dire sempre ciò che si pensa senza premettere che chiunque scelga anche per noi stessi e senza sforzarsi di piacere al potente di turno. Del resto è uno dei capisaldi della mentalità mod, credere sempre e comunque in sé stessi.
"Un fiore nel deserto" pare riferirsi a un personaggio e a una storia raccontata anche nel libro di oSKAr, Il migliore dei mondi possibili, che consiglio di leggere. Un amico degli Statuto, skinhead, partì per Londra dove pensava di vivere nel paese degli skinhead, per poi tornare molto deluso dal fatto che da quelle parti veniva preso a pesci in faccia dagli stessi skin perché era italiano.
Non manca poi la dedica alla loro squadra del cuore, il Torino, con "Facci un gol", particolarmente ispirata da un idolo della Curva Maratona, il grande Paolino Pulici detto "Puliciclone". "Sempre", la title-track, è una delicata ballata d'amore, "Vivere felici" e "Nessuno come noi", brani festaioli e divertenti come loro sanno fare alla grande.
Poi c'è la vera pepita dell'album, "In fabbrica", che vede la collaborazione dei grandi fratelli Severini (i Gang): denuncia la vita da cani vissuta da chi fà l'operaio nelle fabbriche, lavorando in condizioni spesso indegne, fra turni massacranti e capireparto prepotenti e arroganti. "Il regno dela Mole" è una sferzata contro la FIAT e contro gli Agnelli. Da notare fra l'altro la decisione degli Statuto di non suonare più a Torino per problemi e incomprensioni varie con i giornalisti e le istituzioni della città sabauda.
Abbiamo poi una cover di Roy Hamilton, "Sali sù" e poi via con una satira sull'onorevole di turno che promette mari e monti, poi dopo eletto....
Anche "Una piccola formalità" e una cover (stavolta di Dee Clark), mentre "Torno a cantare" merita una piccola riflessione. Dopo la morte del padre, oSKAr ebbe una crisi in seguito alla quale perse completamente l'uso delle corde vocali. Dopo un periodo comprensibilmente buio, lottando e combattendo, la voce gli è tornata e ora finalmente può tornare a cantare.
"Mentalità da strada" è un'altra dichiarazione di fedeltà allo spirito mod, per poi chiudere il sipario su "Non chiamarlo amore".
Gli Statuto continuano a essere una bellissima realtà nel mondo musicale italiano, le loro canzoni entrano subito in testa senza per questo essere banali o scontate. Grandi!
Dimenticavo, gli Statuto sono oSKAr (voce), NASKA (batteria), MISTER NO (Chitarra e cori) e DON ROBE (basso).
Carico i commenti... con calma