Tanti orologi tic e tac dentro la pancia e il bisogno ottimista di vedere i fatti e il futuro con un orobilogio. Lupetto, o se vogliamo: Saltatempo. Dalle radici ben salde comuniste del padre e degli amici ubriachi ed estremamente balordi come di solito in paese del bar: incrocia il '68, gli scioperi e la trasformazione dell'Italia.

Vive la morte di un amico caduto nel boom della droga che arrivava sin lì, la trasformazione del bosco dove andava a raccogliere fragoline e scoparsi la fidanzatina in città e strade, l'umorismo nell'affittare camere e trovarsi una relazione con due sorelle e madre compresa fuggendo e sperando di non incontrare la nonna, pisciando con gnomi nel bosco parlando d'attualità... riesce a farsi forza e a guardare il futuro rimanendo sulle sue.

Un vero latin lover che "Soffrivo come Otello, o come uno stronzo", un vero ragazzo degli anni '50 che sognava la libertà, ma non troppa "La libertà diceva Baruch, è un fungo che devi assaggiare, non puoi sapere prima se ti fa male o no. E io non sapevo quali dei miei due orologi avrebbe battuto più forte. Non sapevo neanche più se ero giovane o vecchio. Un giovane che morirà a vent'anni, a diciotto è già vecchio".

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