Avere delle basse aspettative può essere un vantaggio.
Sollima, il regista delle serie-tv Romanzo Criminale e Gomorra, del film Suburra, ed ora questo Adagio, col supercast che esce nel 2023 insieme a C’è ancora domani ed insieme si “accomodano” su Netflix, dove giusto ieri l’ho visto.
Un altro film sulla capitale criminale? …con gli attoroni specchietto per le allodole? Mastandrea, Favino, Servillo e Adriano Giannini, figlio di Giancarlo. Per questo motivo rimandavo la visione, avrei potuto anche non vederlo mai, insomma non era in lista.Ho letto pareri contrastanti, vabbè vediamolo vah, tanto in TV non fanno quasi mai niente di buono…
Manuel (Gianmarco Franchini) ha 16 anni, è il figlio del “Daytona” (Servillo) un vecchio ex-criminale affetto da demenza… papà non ci stai con la testa! … no no, ci sto… va e viene, tua madre è morta sei anni fa… 7x8 56…
Manuel entra di straforo in una festa privata a base di sesso e coca, deve fare dei filmati, delle foto col cellulare perché in questa festa c’è un politico vestito da fatina che se la fa coi minorenni, gli offre la droga.
Mica ci voleva andare Manuel a sto depra-party ma è costretto, è ricattato da 3 carabinieri marci che con le foto e i video del politico-fatino faranno bei soldi.
Qualcosa va storto, i carabinieri s’incazzano, Manuel è in pericolo. Cerca asilo da Paulniuman (Mastandrea) che lo dirotta dal Cammello (Favino), vecchi amici di papà, quando erano una banda, quando facevano paura…
È una Roma cupa e notturna, con la corrente elettrica che salta, con degli incendi in lontananza, uno scenario volutamente surreale, da fine-del-mondo. Stavolta poi, niente monumenti, niente Colosseo, non c’è bellezza né grande né piccola, c’è una periferia degradata, siamo sotto la Tangenziale Est, Casilina, Pigneto, Prenestina.
Splendide le sequenze notturne, con la città ripresa dall’alto della terrazza del Cammello, con la sopra-elevata della tangenziale sulla quale scorrono costantemente le automobili, ottuse formiche incandescenti.
Film crudo, brutale, con una violenza quasi necessaria e risolutiva, unica carta da giocare per risolvere le cose.
Favino, per dire, non mi ha conquistato mai, oh bravo è bravo eh? Ma è quel bravo che dici …mmh, sì, bravo, non dici mai ammazza bravobravo oh! Beh stavolta me l’ha fatta. Cammello ha una sessantina d’anni, s’è fatto tanti anni di galera, gli è morto il figlio, per colpa del Daytona ma pure per colpa sua dai… è devastato dal dolore, un uomo annichilito, finito, che non ha manco il diritto di dormire più con la sua donna, lei dorme in camera da letto, lui su una brandina in cucina. Completamente calvo, canotta nera e jeans logori, sguardo fisso perso nel vuoto, non ride mai. Postura leggermente ingobbita, tipica de sti vecchi romani malandrini, logorati dal tempo e dalla “vita” ma sempre sul chi va là, sempre pronto a scattare come fosse un riflesso incondizionato. Cammello, è il catalizzatore del film, un personaggio straordinario, una prova attoriale maiuscola. Molto bene anche Vasco (Giannini), è uno dei tre carabinieri, il più risoluto e violento. In Adagio non c’è catarsi, non c’è respiro, nessuna leggerezza o divagazione, il ritmo è costante e inesorabile, andrà come deve andare.
È un film amaro, che ti resta addosso e ti lascia un po’ di sporcizia.
La cosa peggiore non è che hai fatto le marchette pe compratte ste cuffie hi-tech che costano un sacco de sòrdi… la cosa peggiore è che te ce senti sta musica demmerda…
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