Accontentiamo tutti (e dunque scontentiamo chiunque) con una recensione non più musicale ma cinematografica (è un po' che non ne redigevo). Film non ancora recensito su Debaser, quindi roba nuova (è un film uscito tre mesi fa, è nuovo a tutti gli effetti) e facciamo felice (tanto avrà da ridire lo stesso, ma è, in fondo, una simpatica ferraglia) il Bot che asserisce che una recensione fatta come si deve non puo' superare le 6 righe. E pure io mi smazzo di meno, insieme all'Umanoide (copyright IlConte) che ormai, in quest'era iper tecnologica, ha una soglia d'attenzione di 8 secondi, e figurati se si mette a leggere un papello (magari interessante) ma eternamente lungo. Trovo che tutto ciò sia un'idiozia, mi adeguo ai tempi, per servirvi.

"Black Bag", ennesima fatica di Soderbergh, è una specie di thriller da camera (pochissimi esterni, moltissimi interni) in cui alcuni agenti segreti tentano di rovinare l'armonia familiare di una coppia di coniugi, anch'essi agenti segreti, senza successo. La trama sta su un tovagliolo di carta (nonostante la sceneggiatura del qui poco ispirato David Koepp), la suspense vola bassa (le scene dalla psicologa paiono infinite), solo per un momento pare che Soderbergh voli alto (un pedinamento tecnologico tra la Svizzera e Londra), attori molto bravi (e famosi) usati malino, omaggi sparsi (l'inizio alla Cronenberg) e la voglia di battere le strade hitchockiane senza esserne capaci.

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