Dal mio blog.

In termini assoluti e di scelta del soggetto, Il GGG è un film criticabilissimo. Chi glielo faceva fare a Spielberg di mettersi nei pasticci con una storia di questo tipo? Per bambini, piena di scioglilingua, di difficile lettura simbolica, senza grandi messaggi o riflessioni. Un film di divertimento per i più piccoli, niente di più. Il GGG è stato un flop clamoroso negli Stati Uniti e la cosa è abbastanza preoccupante perché negli ultimi anni il regista non ha mai fatto molto bene, se escludiamo Lincoln. Tra l'altro non si capisce perché non abbia avuto presa, dato che il soggetto aveva le carte in regola per piacere, non meno di un Alla ricerca di Dory. Steven attraversa quindi una fase difficile nel suo rapporto col pubblico, ma la qualità dei suoi lavori è indubbia: anche Il GGG è stato generalmente ben accolto.

Dicevo, scelta criticabile quella di Spielberg, ma è anche con film palesemente minori come questo che si dimostra la qualità della sua visione cinematografica. Il GGG è una pausa, un divertissement, ma non fa altro che confermare la freschezza del piglio registico dell'ultimo Spielberg ed è quasi un modello da seguire per tutte quelle produzioni che intendono colpire il pubblico mostrandogli il fantastico. Anzi, la bellezza visiva del GGG è ancor più rimarchevole perché mai davvero ostentata. Eppure si prova un piacere istintivo nel guardare i differenti rapporti di dimensione tra oggetti, case, persone e giganti. Emblematico quando il GGG viene chiamato nano dagli altri giganti. La bellezza del vedere le cose grandi e piccole è magnificamente amplificata dall’occhi della cinepresa, che sa allontanarsi e avvicinarsi al momento giusto. E allora quando lo spettacolo è così intrinseco alla visione, non serve chissà quale storia. Spielberg lo sa e si concentra sugli elementi che sa essere di forza. La regia è impeccabile, non inferiore a quella del più apprezzato Ponte delle spie. Bisogna saper capire lo spirito di un film prima di criticarlo. GGG è coerente con l'essenza della sua vicenda. Poi è sicuramente legittimo definirlo minore, a tratti melenso, ma dubito che molti altri registi avrebbero saputo gestire meglio questa materia narrativa

Se alcuni passaggi risultano eccessivamente zuccherosi e le musiche a volte stucchevoli, altri aspetti sono decisamente apprezzabili. La bella personalità del GGG, il suo linguaggio, la costruzione del suo rapporto con Sofia, ma anche le sequenze d'azione e movimento sono gustose, semplici e nitide nella loro leggerezza. Anche in questi frangenti, il cineasta dimostra un buon gusto superiore alla media: gli scherzi, i giochi, le baruffe, le gag, tutto è filtrato da una visione che tende a stilizzare, per non sminuire mai la magia del cinema. E poi le espressioni di Mark Rylance sono davvero meravigliose.

Certo, ci vuole un cuore di fanciullo a 70 anni per inserire cinque minuti pieni di gag infantili con cibo e bevande che fanno scoreggiare. Eppure in sala tutti i bambini hanno riso di gusto e penso che quando Spielberg sceglie soggetti simili non lo faccia per avidità di incassi, ma proprio perché rispetta profondamente l'esigenza del cinema di essere anche fascinazione ingenua, divertimento fanciullesco, buoni sentimenti dati dall'amore per i bambini più che da una visione banale delle cose. Con Il GGG il cineasta ha deciso di mostrare senza ipocrisia questa sua anima di fanciullo. Se commercialmente è stato un fallimento, a livello artistico fatico a definirlo tale.

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