L'acqua, con la sua profondità e i suoi fondali inesplorati, ha da sempre suscitato fantasie spaventose riguardo a esseri mostruosi e pericolosi che la abitano: basti pensare al mito del mostro di Loch Ness, nato nel medioevo e tuttora vivo. Al di là delle leggende, il mare con le sue vaste distese, da sempre suscita fascino e paura.

Uno dei film più inquietanti da questo punto di vista è "Lo Squalo" (1975) di Steven Spielberg che, in parte, ricorda la lotta del capitano Achab contro la mitica balena bianca nel romanzo Moby Dick. Ma mentre in quest'ultimo la lotta tra bene e male è raffigurata, simbolicamente, dalla lotta tra il capitano e la balena, nel film di Spielberg il male non è solo rappresentato dal pur enorme e feroce squalo bianco che, in fondo, segue il suo istinto di predatore, ma soprattutto dal sindaco di Amity Island (dove si svolge la vicenda) che, per non ledere gli interessi economici della località, si rifiuta di proibire la balneazione, mettendo a repentaglio la vita dei bagnanti. In un certo senso, lo squalo della situazione diventa lui.

Ad ogni modo, non è certo il sindaco quello che divora le persone: i momenti più emozionanti sono dati dalla regia di Spielberg che, fin dalle prime immagini, ci fa entrare nella vicenda dal punto di vista dello squalo  con soggettive subacquee, particolari inquadrature che danno l'impressione di vedere attraverso gli occhi dello squalo, per cui gli esseri umani, visti dal fondale appaiono come semplici prede di un essere affamato. Il tutto poi accompagnato da una colonna sonora che è storia.

Semplicemente il film che ha rivoluzionato il genere horror. Terrificante.

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