Dietro all'anime diretto per Studio Trigger da Hiroyuki Imaishi in concerto con Hiromi Wakabayashi, e scritto da Masahiko Otsuka e Yoshiki Usa a partire da un'idea di Rafal Jaki, non troviamo una narrazione particolarmente complessa né afferente alla declinazioni più filosofiche del Cyberpunk.

Se non siete dei punk, se avete solo giocato al gioco e non avete mai visto un anime. Difficilmente vi sarà piaciuto Cyberpunk: Edgerunners. La serie dura poco, ma ciò nonostante. Non l'ho guardata come un accalito di serie tv. In tutto non dura molto, ma ogni volta che lo guardavo. Dopo la morte di qualche personaggio, mi fermavo dopo aver visto l'episodio e riflettevo. Non c'è nulla di fatiscente in una morte gloriosa, morire è solamente un sacrificio che ci porta ad abbandonare la nostra anima. Il protagonista non ha nulla da perdere, ed è per questo che vuole diventare un cyberpunk. Non prova paura, non prova dolore, una leggenda vivente in somma. Dall'inizio alla fine, l'opera ti tiene al corrente dei pericoli che puoi percorrere. E non è raro che qualcuno ci lasci le penne. Ma alla fine, il protagonista dimostra di essere speciale. E non sappiamo cosa potrà accadere se ci sarà un seguito.

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