Il Brutal Death Metal.Niente di più, niente di meno.

Gli immensi Suffocation tornano a frastornarci e a triturarci i padiglioni auricolari con l’ennesimo capolavoro nonché episodio secondo me più riuscito e migliore della loro intera discografia, questa volta il successore del mozzafiato debut album “Human Waste” del 1991 (ma va?), e lo fanno come meglio non si potrebbe immaginare, pieni di rabbia, perizia tecnica e vivacità compositiva, ma soprattutto con un bassista inumano, semplicemente inumano che risponde al nome di Chris Richards (e non venitemi a dire che Alex Webster è meglio, il grandissimo Chris dà la merda allo stesso Webster, e anche a bassisti ben più blasonati di cui non farò però i nomi per evitare indesiderati bottigliamenti selvaggi sul povero sottoscritto).

Il Brutal per definizione, dicevo: senza dubbio, perché già dall’opener “Beginning Of Sorrow” si capisce chiaramente che qualcosa di davvero importante si stava muovendo in casa Suffocation, la tecnica si faceva sempre più raffinata, con un Mike Smith (il batterista di colore) in formato martello pneumatico a farla da padrone, impegnandosi in ritmi serratissimi che sfociano in improvvisi blastbeats mai di troppo o troppo veloci, seguito dal mostruoso succitato Chris che oltre a fare un lavoro d’accompagnamento ritmico semplicemente sbalorditivo ed esemplare si lascia anche andare ad intermezzi bassistici da togliere il fiato (suonati con, sì avete capito bene, QUATTRO dita) mentre i sensazionali Doug Cerrito e Terrance Hobbs svolgono un lavoro esemplare nel songwriting, intervenendo con assoli che più che essere descritti dovrebbero essere ascoltati, il tutto sovrastato dal growl catarroso e semplicemente mostruoso di quel losco figuro che è Frank Mullen.

L’impressione che si ha del disco è di un gran macigno di pietra, che rotola a valle, senza possibilità di essere fermato, un macigno però dal quale ogni deathster vorrebbe trovarsi travolto.
Dai già citati virtuosismi tecnici alla velocità pura, passando per parti più lente dove Mullen dà il meglio di sé col suo growl cavernoso (provate a tenere quel tipo di voce per più di cinque secondi…), tutto è perfetto, felicità d’ogni persona che suoni uno strumento e orgasmo per ogni deathster, il classico album del quale non si cambierebbe nemmeno una sola nota.
Irregolari e dispari sono i ritmi, che cambiano appena c’illudiamo di averli capiti e così repentinamente da frastornarci, dimostrando nel frattempo le immense qualità dei cinque, capaci di star dietro magistralmente sia ad un tatatatatata, che ad un tupatupatupa, che a parti più ragionate e sulfuree.
I testi sono da rilevare,politicizzati ed impegnati socialmente soprattutto quelli scritti da Mike Smith, mentre sicuramente più “profani” quelli scritti dal cantante e dai chitarristi.

Oltre ad essere un album notevolmente difficile da digerire,come ogni album dei Suffocation,è in ogni caso un album che dovrebbe fare bella mostra nella discografia d’ogni metallaro che si rispetti,e che mi ha preso sempre di più tra le sue malefiche grinfie brutali senza volermi lasciare andare.
Ogni singola track risuona nello stereo come una bomba nucleare nel nostro culo,e ci rifila una quantità industriale di calci nei denti e badilate in faccia,eccitando i nostri agitatissimi timpani!
“Epitaph Of The Credulous”,secondo me la migliore track del ciddì in quanto la più rappresentativa,anche se le altre sono altrettanto belle,azzeccatissimo il riff e gli intermezzi di basso concepiti magistralmente da un bassista tra i più tecnici del Globo.

Nient’altro da dire, acquistatelo, e dopo i primi cinque giorni di repulsione scatterà qualcosa nella vostra testa che vi ricorderà che i Suffocation sono i Maestri indiscussi del Brutal e che questo cd è qualcosa di fenomenale…BUY OR DIE!

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