Mia madre non è brutale come la madre del collega Tepes, non ha l'abitudine di prendermi il membro e mettermelo nello strizzapatate o di usarmi come cavia del nuovo set di coltelli.
Il mio frigorifero non è sempre tempestato di figure brutali come Benton e soci e non ho una sorellina candida e dolce da sodomizzare a sangue. Ma ho un postino che alle volte mi rifornisce di dischi brutali. Non avendo la tentazione di ucciderlo, prendo il "regalo" e lo scarto. Dopo averlo ascoltato più volte, giungo ad una conclusione: nel nuovo disco dei Suffocation non troverete nulla che non sia già sentito. Nel senso che lo stile è fortunatamente sempre quello: brutal death suonato alla maniera più folle e aggressiva possibile.
Potrei annunciare così il nuovo e ultimo disco dei Suffocation, pionieri del brutal death made in USA. Il disco, omonimo, si presenta, neanche a dirlo, soffocante sin dalla copertina: nera e grigia, claustrofobica, e che trovo, senza mezzi termini, stupenda. Naturalmente, il contenuto dell'album è più o meno lo stesso che ci accompagna da quel disco mirabolante che era “Effigy of the Forgotten” per passare da “Pierced from within” fino all'ultimo “Souls to deny”. Quindi un sound più che classico, personale quindi, tecnico come al solito e brutale come ci si aspetta da questa band.
Una cosa che piacevolmente ho notato è la razionalità della brutalità qui usata: non più sfuriate di pura violenza, ma attacchi studiati e ben organizzati che ne rendono l'ascolto meno confusionario e più concreto. Questo nuovo disco, proprio per questa sua brutalità “controllata” non è da paragonare ad “Effigy of the Forgotten” o a “Pierced from within”, ma è un buon esempio di quanto questo gruppo sia ancora in forma nonostante la reunion del passato.
Gli ulteriori meriti di questo disco? Un batterista in forma più che mai: Mike Smith sa ancora come creare licks di batteria mozzafiato, energici e potenti, martellanti piacevolmente in maniera esagerata. Inoltre la solita prova tecnica alle chitarre è lodevole. Un piccolo neo lo trovo nel cantato di Mullen, meno brutale del solito, più “calmo” e più comprensibile nel suo growl possente. Potrebbe essere una novità questo “cambio” alla voce, ma questo non snatura per nulla l'andamento del disco che scivola brutalmente per circa 45 minuti.
Una piccola introduzione buia e angosciante (“Oblivion”) ci porta all'inizio turbolento del disco con “Abomination Reborn”, da subito possente e massiccia, veloce e brutale come ci si aspetta. Un piccolo e insolito intro acustico (per altro molto suggestivo) ci porta invece alla successiva “Redemption”. Descrivere queste canzoni, da ora in poi sarebbe molto ripetitivo, perché aggettivi che ne rendano appieno le caratteristiche non ne trovo, se non i soliti: brutale, massiccio, aggressivo, violento. Il disco scorre su questi binari di mutilamento sonoro continuando su questa linea con “Blind torture kill”, traccia spaventosamente bella, tra le migliori del disco, “Misconceived” e l'altra bellissima traccia che è “Translucent Patterns Of Delirium”, brano che tra l'altro presente piccole sfumature che mi puzzano piacevolmente di prog, con un uso della tecnica molto sapiente. “Creed of the infidel”, “Regret” e “Entrails of you” rappresentano episodi di furia brutale ben assestata, ordinata, aspetto che ne rende più morbido il risultato finale, ma comunque di grande livello. Chiudono altra due belle tracce: “The ned of ends” e “Prelude to repulsion”.
Disco da avere se siete amanti del genere e del gruppo. Non presenta pecche rilevanti, se non, e rischio di ripetermi, il fatto di fare un uso controllato e ponderato dell'aggressività sonora in soluzioni intelligenti e ben studiate. Brutale al punto giusto. I Suffocation rappresentano ancora un solido e valido tecnicamente, punto di riferimento per il metal estremo.
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