Primo Luglio 1975; di fronte alla porta di casa il Sig. Stevens nota un neonato ancora in fasce dentro una cassetta del latte e in quel momento capisce che la sua famiglia, già in condizioni economiche difficili, dovrà farsi ancora più forza per accogliere quella piccola creatura a cui darà il nome di Sufjan, mitico guerriero armeno.
Il Sig. Stevens allora non poteva sapere che quel bambino cresciuto come un figlio molti anni dopo avrebbe trasferito tutto l'amore e l'affetto ricevuti dalla famiglia adottiva in delicate composizioni musicali.
Greetings from Michigan è un piccolo goiello da custodire segretamente, dove le melodie e gli scenari sonori disegnano paesaggi che vivono in un limbo tra fantasia e realtà lasciandoci perduti in un luogo dai colori opachi e dai contorni sfumati.
Come se Bacharach avesse passato una serata in compagnia degli Stereolab (All Good Naysayers, Speak Up! Or Forever Hold Your Peace!), o gli Yo La Tengo improvvisassero una jam session con i Kings of Convenience (Holland), le quindici tracce di questo album soprendono per la loro delicatezza, impreziosite da arrangiamenti di banjo e xilofono (Tahquamenon Falls) e sognanti aperture di oboe e corno (Detroit, Lift Up Your Weary Head).
Il risultato è un pop acustico d'autore di gran qualità dove Sufjan con voce sospesa, a volte appena accennata, ci conduce tra melodie liquide e astratte, calde e palpitanti.
Il suo progetto sembra piuttosto ambizioso; dedicare un album per ogni stato americano, in attesa delle prossime 49 uscite godiamoci i fiumi e la natura del Michigan.
Carico i commenti... con calma