Un trio, tanto per confermare abusati cliché.

Ma andiamo con ordine.
Gli amori a prima vista rarissime volte si tramutano in legami per la vita, molto più comunemente decadono con velocità esponenziale, lasciando talvolta ottimi ricordi che durano a lungo.
Presumo che anche per i Suinage andrà così, intanto mi godo questa inaspettata boccata di aria fresca, a dispetto del nome scelto dalla band, non propriamente felice.

Volendo inquadrarli a tutti i costi, possiamo appiccicargli l'etichetta di "Power Pop", ma solo per comodità, in realtà il "nome della cosa" è ben poco importante.
L'importante è il miracolo continuo di un modo di intendere il rock che sorprende tutte le volte come se fosse la prima.
Energia e vitalità diventano per certe band l'unico costume possibile, quasi un modo di essere che li pervade.

L'impressione che rimane dopo averli visti sopra e sotto ad un palco è che i Suinage facciano parte di questa fortunata minoranza. E calcolando che arrivano dalla "profonda Brianza", che di energico ha ben poco, tranne la voglia di lavorare tutti come somari, la loro è una virtù non indifferente.
Come già detto, il terzetto raramente delude, se poi si presenta con un basso Rickenbacker (sempre desiderato, mai posseduto), con una chitarra Gibson "diavoletto" e con una batteria con un solo tom, la performance è quasi certa.
L'evento a cui i Suinage partecipavano è stata una sorta di maratona che prevedeva cinque band, con inizio nel tardo pomeriggio. Per questo motivo, complice un orario non usuale, i nostri hanno suonato davanti ad un pubblico esiguo, composto da molti amici-fans e da qualche giovane alternativo col-bicchiere-in-mano. Va detto che anche che il locale, che per un brevissimo e remoto periodo fu una fucina di idee, non era la "location" ideale per una band di questo tipo.

Ma niente paura, imbracciati gli strumenti i tre si sono prodotti in un'esibizione che ha ampiamente soddisfatto le aspettative. Un'oretta di pezzi ben tirati, infarciti da tutte le "coloriture" che dal vivo, se il sangue vi scorre ancora nelle vene, vi fanno muovere il piedino ed il testone:  tempi di batteria spesso e volentieri raddoppiati, e poi la chitarra ben pompata - solo un distorsore e mi pare un compressore o booster - ma mai troppo distorta, e soprattutto una gran voglia di suonare che sprizzava da tutti i pori, che ha fatto ampiamente perdonare qualche sbavatura nelle esecuzioni e una voce non sempre all'altezza.
La ciliegina sulla torta è stata però la scelta delle due cover da inserire nel concerto.
Power Pop, abbiamo detto: più una modalità del rock che non un genere a se stante, ma se proprio vogliamo cercare dei padri, li troviamo più nel suono "mod" che nel rock blues, più Who che Rolling Stones, più vicini al punk del 1976 che all'hard rock coevo.
E quindi che ti vanno a tirare fuori "sti ragazzotti"
Il Joe Jackson del 1979 con "On Your Radio" e un Elvis Costello dello stesso periodo, di cui purtroppo non è stato individuato il titolo, entrambi rivisti e proposti con tutta l'energia di cui, fortunati, dispongono.

Durante il viaggio di ritorno, con l'autoradio che urlava una superstite cassettina rumorosa, mi è venuto in mente di non avere nemmeno comprato il CD al banchetto d'ordinanza.
Detto fatto, procurato l'argenteo dischetto in tempo record, posso aggiungere che l'esibizione dal vivo è decisamente più congeniale ai Suinage della pur buona registrazione in studio e questa, semmai ce ne fosse bisogno,  è un'ulteriore conferma del valore di questi tre ragazzi.

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