Anatomia del dolore. Quello inaspettato, che lacera, che ti porta via un grammo d'anima, che ti fa gridare contro Dio. Perchè prima o poi arriva per tutti e affrontarlo è difficile. Ognuno può reagire nei modi più disparati. Audrey (Halle Berry) non reagisce alla morte del marito. Ogni cosa sembra aver perso valore. L'unico punto di riferimento diventa Jerry (Benicio Del Toro), quell'uomo che lei non ha mai accettato perchè eroinomane, nonostante fosse il miglior amico di suo marito. Perchè in fondo le avversità e le contingenze della vita possono far crollare barriere e pregiudizi, aprire inaspettati nuovi sentieri.

Verrebbe da prendersela subito con chi ha "tradotto" in modo ignobile il titolo originale, quel "Things we lost in the fire" che oltre a significare tutt'altro, è strettamente collegato ad uno degli eventi centrali della pellicola. Il titolo italiano è totalmente fuorviante e fa sembrare una commediola, quello che in realtà è un dramma cupo, doloroso e sofferto.

Dopo l'Academy ricevuto per "Dopo il matrimonio" (miglior film straniero), la danese Susanne Bier approda ad Hollywood e dirige il primo film della sua "nuova fase" per la Dreamworks. Va dato merito alla Bier di non aver spersonalizzato il suo cinema e la sua regia, che anche in questo caso si affida a limitati movimenti di macchina e ad intensi primi piani in grado di rintracciare sul volto degli attori tutte le emozioni insite nei loro personaggi. La Bier riesce a costruire un film intimo, doloroso quanto basta per far si che il tutto non venga "spettacolarizzato".

Una pellicola ben diretta e altrettanto ben recitata, che analizza gli interstizi mentali e psicologici di due persone entrambe toccate dallo stesso dolore, ma che reagiscono in modo diverso. La dipendenza da qualcosa li avvicina: Audrey è spaesata nella nuova vita senza suo marito mentre Jerry tenta, senza riuscirci realmente, di allontanarsi da quelle siringhe. L'unico modo per cercare di ricostruirsi una vita è ripartire dagli affetti e accontonare quelle "cose" che sono andate perse nell'incendio (da quì l'importanza del titolo originale). Lasciarsi alle spalle tutto ciò che non ha realmente valore.

"Noi due sconosciuti" è un drama film più interessante e ben riuscito di quanto titolo e locandina sembrerebbero dirci. Un'opera "di sceneggiatura" che funziona, sebbene soffra di un sentimentalismo a volte stucchevole e di una storia sostanzialmente già vista.

Se Debaser introducesse i mezzi voti gli avrei dato 3 stelline e mezzo.


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