Kitano lavora per dimostrarci che quelle cacate inquisitorie tipo "ogni lasciata è persa", "the show must go on", "si vive una volta sola", "fatica e sacrificio", sono fumo negli occhi che inculcano proiezioni di confessioni su prospettive di cessione di energie a terzi, con un tacito assenso che ci carica sul groppone la maggior parte della compensazione che dovremo affrontare.

L'infanzia dell'eterno "return" assorbe le botte del "cammin di nostra vita" e i lividi viola esorcizzano la superstizione che quel colore esercita sugli artisti. Impelagato nel maneggiare morte random, Kitano con la sua pellaccia da cabarettista è allenato alla beffa dello specchio, cosicché il suo vampirismo assente non riflette aspettative di trionfi effimeri. È il giullare che percula, è il Buddha che si sganascia dalle risate, è la cinicità di Diogene che sfancula Alessandro il Grande.

E la misura della grandezza è sempre sotto controllo se si è in compagnia di Takeshi perché sempre ti fa vedere che i veri trionfi sono vicini alle rovine. E la palestra col suo lezzo aerobico e la criminalità col suo vezzo anaerobico, scandiscono i battiti cardiaci dell'inganno della vita, quando gli obiettivi sono materiali.

Ma la tranquillità di sapere che l'ultimo vestito che indosseremo sarà senza tasche ci culla in una zona del non pensiero dove la sconfitta è la strada per l'evoluzione. Il contributo fondamentale delle musiche di Joe Hisaishi accompagna estaticamente quei passi.

La sedimentazione della coscienza di esistere senza la misura del tempo gratifica la noia sacra dell'ambaradan dell'eternità e annulla tentazioni di persistere nelle sfide, dove l'arrendevolezza al nostro Dio interiore è la vera vittoria.

I protagonisti alfine capiscono la boutade di un delirio di onnipotenza che imbambola come un montante e ti mette al tappeto con i suoi altari fatiscenti che sparano a bruciapelo, e sono pronti, "forever young", a risalire sulle montagne russe con una bastardaggine diversa per boxare paradisiacamente sulle umiliazioni aprendo il petto per essere colpiti dai veri "proiettili": "Pensi che per noi è finita? Idiota, deve ancora cominciare!"

Si gira sempre in cerchio finché ci si ferma ed è il cerchio poi a girare. Tutto ricomincia...

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