Che discone! Questo è un disco che ogni appassionato cultore di musica classica e lirica dovrebbe avere nella propria collezione di CD (o/e di vinili).
Qui andiamo al centro della tradizione e dell'arte del comporre, perché dei brani di questo tipo percorrono in lungo e in largo tutta la storia della musica, basti pensare, ad es., ai cinque Concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven, ai due di Brahms (da questo punto di vista, l'op. 83 è uno dei massimi capolavori del tardoromanticismo), ai due di Liszt, ai cinque di Saint-Saëns, e ai quattro di Rachmaninoff.
Qui abbiamo il perfetto esempio dei predecessori con cui ha dovuto confrontarsi il giovane Chopin quando, nel 1830, ha composto i suoi due Concerti per pianoforte e orchestra. Prima però di entrare nel vivo della recensione, va detta una cosa molto importante: esattamente come nel caso dei primi due concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven (ovvero l'op. 15 e l'op. 19), la numerazione dei due concerti per pianoforte e orchestra di Chopin induce in errore: infatti, come in Beethoven, il concerto op. 15 è stato composto per secondo, ma pubblicato per primo (ed è per questo che viene conteggiato come n. 1), e l'op. 19, che tutti pensano sia il n. 2, in realtà, Beethoven l'ha composto per primo, ma è stato pubblicato per secondo, anche in questo caso abbiamo che: il concerto op. 11 in realtà è stato pubblicato per primo, ma é stato composto pochi mesi dopo l'op. 21. E l'op. 21 è il n. 2 perché è stato pubblicato subito dopo l'op. 11, ma è stato composto per primo. Per cui, la numerazione corretta sarebbe: op. 21 n. 1 e op. 11 n. 2.
Sono entrambi in tonalità minore (l'op. 21 è in Fa minore, l'op. 11 è in Mi minore), ma Chopin li cesella con tale maestria da far sì che l'ascoltatore non colga la patina di malinconia o/e di leggera tristezza che, per definizione, contraddistingue ogni tonalità minore. Il poeta della piccola forma si trova perfettamente a suo agio in queste forme rigidamente codificate, che richiedono comunque di essere ferratissimi nel collocare ogni tassello del puzzle nel momento perfetto. Certo, non sono concerti per pianoforte e orchestra alla Brahms, anche perché si tratterebbe di musica fortemente pensata (e chi suona le musiche uscite dalla penna del compositore di Amburgo lo sa bene!), ma sono concerti per pianoforte e orchestra cesellati molto bene dal punto di vista melodico e armonico. E Tamás Vasáry, grande pianista magiaro, riesce perfettamente a rendere questa ricchezza. L'unico difetto che trovo nel disco, è la resa del secondo tempo del Concerto op. 21, anche perché, questo brano molto bello, è, tra le righe (ma forse non così tanto) una dichiarazione d'amore che Chopin aveva fatto nei confronti della cantante lirica polacca (e quindi connazionale di Chopin) Costance Gladkowska. Questo non deve sorprendere più di tanto, anche perché Chopin ammirava e stimava Vincenzo Bellini, grande compositore che ci ha regalato dei capolavori immensi.
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