Il reggae mi affascina prima di tutto perchè nasce in Jamaica, una terra fantastica piena di storia e cultura, e poi perchè è uno dei pochi generi che non ha niente a che fare con altri generi.
E' privo di schemi prefissati, è libero in sé stesso, contiene i tipici ritmi caraibici e sonorità tropicali . Ultimo motivo, il reggae è legato a un movimento, quello rastafari, espressione sociale culturale nonchè religiosa di un popolo pieno di ideologie significative.

Il reggae colpisce tantissima gente che non nasce e/o nemmeno ha idea di cosa sia la Jamaica, questo perchè il reggae, come sostiene Tanya Stephens, è la voce della massa, la voce della povertà, la musica dei fragili che nel mondo sono in maggioranza.

Dai Sound System, ovvero le discoteche ambulanti, si arrivò alle dancehall.
Ecco, le dancehall (quelle fatte bene) secondo me sono più belle di un concerto e una discoteca messe isieme, la dance hall sono feste fatte in campagne o campi immensi, con amplificazioni toste che sparano reggae a una marea di gente, che un pò fatta,  balla a ritmo delle rielaborazioni dub di, molte volte dj che gestiscono la musica, ma altre volte veri e propri esponenti della musica reggae o raggamuffin internazionale.
Le DanceHall nascono alla fine degli anni settanta, e trattano in genere il reggae rielaborato digitalmente, quindi molte volte è il raggamuffin a gestire la base musicale , ma nulla vieta al dj di alternare anche musica hip hop.
Quando sei preso, quando diventi musica, nelle dance hall esplodi, la tua anima esce dal corpo e si manifesta in ritmo, e senza coscienza incominci a saltare, a scuoterti, perchè il reggae ti penetra e si impossessa di te, soprattutto se aiuti la tua mente ad aprirsi grazie a sollecitazioni esterne.
Tra Neri,  rasta,  nomadi, cani... quando sei in una dance hall pensi di essere in un altro mondo, un mondo mistico anticonformista, in cui l'uomo è libero di muoversi e gestirsi in una propria natura individuale, in cui la musica condiziona tutto il tuo sistema corporeo, in particolare psichico.
Yellowman, Super Cat, Barrington Levy, questi erano i primi esponenti delle Dance Hall, e queste feste, questa sorte di "discoteca alternativa", ha permesso a molta gente appassionata di reggae di creare musica e quindi di diventare famosa. E così tantissimi dj locali, che organizzavano dance hall per il sabato sera, hanno incominciato a riscuotere sempre più successo fino a incidere dei dischi e diventare famosi.

E' il caso di Tanya Stephens, Giamaicana, una donna che con le sue canzoni ha creato uno stile personale, di reggae mescolato a blues e a certi canoni hip hop, con il quale incominciò da giovane a seguire gli organizzatori di Dance Hall e Sound System, mettendosi in coda, prendendo il microfono e cantando.
Chi la vedeva in mezzo a tanti uomini le dava della puttana, ma presto Tanya con la sua voce che racchiude l'essenza di quel genere di comunicazione che esprime un profondo stato d'animo, ha conquistato il cuore di molte persone, arrivando nel 2006 a incidere il suo quinto album.
Non voglio parlere di quest'ultimo, tantomeno del già più famoso "Gangsta Blues" che le ha permesso di farsi conoscere in più parti del mondo, ma del suo secondo album: "Ruff Rider", che secondo me, tra tutti è il più puro, cioè il meno inquinato dalle varie tendenze musicali che al giorno d'oggi sono quasi  necessarie da mescolare per poter andare avanti.

In "Ruff Rider" Tanya Stephens ha una voce possente e carica, travolgente che abilmente si sa muovere sui ruvidi riddim, i giri di basso presenti in una tune, come si nota con la allegra e danzereccia "Draw fi mi finger".
L'aria Bashment, tipica di una musica ancora in bilico tra il reggae e il raggamuffin è particolarmente evidente, e "Handle the ride" ha proprio quei tipici ritmi carabici e tropicali già accennati, Tanya traforma le sue tonalità, deliziando l'ascolto anche con dei tenui alti.
"Part Time Lover" è carica e ottima in DanceHall, con un ottima base di ritmi alternati digitali che comprendono un suono di sax, una fantastica canzone che solo una voce da nera può gestire, in "Cry and bawl" si fà accompagnare da voci giamaicane.
La musica mostra un pò di accostamento al jazz con la docile calda e passionale "Wuk fi gawn", e la voglia di ballare ritorna in "1-1-9". la canzone più bella di tutto l'album è "Tink It Over", con una base stupenda dalla quale molti artisti hanno preso ispirazione, è la canzone più motivata e energica in cui si manifesta anche uno spirito gospel.
Ancora da segnalare, la più reggae di tutte che è "Man fi rule". Si potrebbe dire che quasi non esistono (o comunque sono poche) le recensioni su Tanya Stephens e i suoi album, questo perchè la musica in questione è tutt'altro che commerciale, e la si conosce bene solo se si bazzica in quegli ambienti prima descritti, lo consiglio quindi a chi sa di cosa parlo, agli altri avverto che l'approccio con questo tipo di sonorità non è per niente facile.

 

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