Kevin Martyn e Justin Broadrick. Il colpo di stato harshelettronoise. Barlumi di speranza non ce ne sono, neanche pregando. Questo è un percorso caccia dotato di tutte le atrocità necessarie per guadagnarsi il titolo di brutal su qualunque rivista di metallo martellante. Ho visto i visi pallidi dei miei amici più avvezzi al lerciume diventare cianotici ai primi vagiti di "Burn", esodo dall'Egitto con le catene ai piedi, una specie di tortura techno mineraria ad alto contenuto di metalli ferrosi. E poi giù giù nell'orrore quasi post nucleare di "Walk then Crawl" e ricordiamoci che dobbiamo morire, dubbanza incostante che flirta con l'industrial tedesca più necrofuneraria. Poi i due prendono sul serio le devianze pornografiche di Steve Albini e mettono nella station wagon i cadaveri fatti a pezzi di Godflesh, Heavy Winged e Sightingse partono ad acceleratore spianato verso una non precisata dead city.

Questa è comunque spazzatura di lusso, rifiuti cancerogeni che potrebbe a stento digerire un giapponese ben allenato. Le atmosfere chiudono la gola come gas nervino, le ritmiche sono mazurche da ultimo giorno sulla terra, ogni tanto si apre qualche campione vocale che fa più male che bene.
Ecco a proposito di campioni vocali: "Freak Fucker" si apre con un "Das Ende" urlato dal freschissimo Adolf Hitler, poi sembra che debba partire ma rimane sospesa inceppata tra le tagliole arrugginite d'una nebbia merdosa su traballanti architetture fatte da hyperfuzz e vibrazioni da calcolarsi con il numero di Avogadro.

Il capolavoro però è "Tough Cop/Soft Cop", 11 minuti e venti secondi di brutali inserti chitarristici su una pioggia al napalm, la batteria che è un martello degli dei e ogni tanto devianze sassofonistiche a la' Braxton rendono l'impasto per la crostata al polonio un vero mattone indigeribile, mentre quasi come in un orchestrazione diretta dal Male in persona si assommano loops di acido muriatico, vibrazioni di cellulari, amputazioni di arti, voci registarte in diretta da camere della tortura, sbranamenti da snuff movie e contorsioni ritmiche degne di un party balneare sui verdi prati di Cernobyl.

Vale lo stesso discorso di sempre: se ci fermiamo alla crosta possiamo anche restare paralizzati dal veleno ma se ci abituiamo al sapore prima o poi ne saremo schiavi.

Dovrebbero spararlo a tutto volume ai bambini, dalle materne alle superiori.

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