Ci sono giorni in cui il mio sguardo passa attraverso i volti, per perdersi chissà dove. Ci sono mattine in cui le mie ferite urlano, sbraitano, vomitano insulti e bestemmie, mi dicono che sono lì, che potrebbero aprirsi come niente, se solo volessero. Altri giorni mi dimentico tutto, so che non ci sono state né guerre né rivoluzioni, la mia anima è leggera, vorrei solo meno frenesia. Sostanzialmente, mi prendo solo per il culo.

Fortunatamente, a volte possiedo il rimedio. Gruppi come questo, ad esempio. Outsider, gente ai margini. Ci sono stato spesso sui margini, li conosco bene. Sento un'affinità con queste persone.

Gli Appleseed Cast ci stanno in bilico, sui margini. Vengono dal Kansas, terra di confine. Iniziarono ("The End Of The Ring Wars") in piena bailamme emo rock, sbraitando feroci urla fugaziane su strutture Husker Du. Acerbi.

Poi scoprirono il post rock: "Low Level Owl Vol. 1-2" è un mastodontico trattato su come fare rock etereo con i controcazzi: accordi espansi, voce liquida usata come se fosse uno strumento aggiuntivo, malinconia ghiacciata tirata a palate su schiene nude. Un capolavoro, so che non ve ne ha mai parlato nessuno (non su queste pagine). Che volete farci, il mondo è ingiusto. Comunque, dovreste averlo nelle vostre collezioni.

Continuarono a fare la loro cosa (l'ultimo "Sagarmatha", del 2009, è l'ennesimo capolavoro). "Two Conversations" è una parentesi. Una splendida parentesi. Uscito nel 2003, è forse il disco più accessibile dei nostri. 10 brani, per meno di 40 minuti di musica. Parte "Hello Dearest Love" e pensi che siano ancora persi nei fumi di "Low...", quando ecco il basso e la batteria a squarciare le nubi, e la voce di Cristopher Crisci che disegna una melodia perfetta.

Non la farò lunga, vi darò qualche semplice coordinata: "Two Conversations" è la sintesi perfetta tra il disco che i Radiohead non hanno più fatto dopo "The Bends", tra il miglior emo rock dei '90 (Texas is the Reason, Sensefield, Shudder to Think), tra le melodie degli Husker Du di "Warehouse", tra suoni saturi ma allo stesso tempo ampi ed atmosferici. Proprio qui sta la cifra stilistica dei semi di mela: il saper unire l'urgenza melodica a strutture dilatate, "nebulose". In questo disco l'urgenza prende il sopravvento rispetto all'atmosfera, regalandoci 10 perle meravigliose. Su tutte "Fight Song": canzone su un amore finito, dal crescendo semplicemente irresisitibile.

In quelle mattine, quando le mie ferite cercano il loro momento di gloria, avere in macchina "Two Conversations" mi aiuta a farle stare zitte. Almeno fino alla prossima volta.

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