Non so se su DeBaser sia stato mai recensito un singolo, ma ci sono singoli che hanno fatto la storia del rock, e ce n'è uno in particolare che ha una vicenda speciale alle spalle, di quelle che regalano un brivido esistenziale agli appassionati di musica. Strawberry Fields Forever / Penny Lane dei Beatles è stato edito nel febbraio del 1967 e se questo particolare dischetto di plastica non fosse esistito, la storia del rock sarebbe sicuramente diversa. Cosa succede ai Beatles alla fine del 1966? Succede che in agosto hanno fatto uscire uno degli album più incredibili di sempre, quel Revolver che li tira fuori definitivamente dal gregge e li mette sul podio dei migliori, sull'olimpo degli eccelsi, un gruppo che riesce a piazzare nello stesso album la lancinante Eleanor Rigby, col suo severo quartetto d'archi, e l'inno psichedelico definitivo, Tomorrow Never Knows, caratterizzata da effetti e trucchi di studio che resteranno insuperati per anni.
I Beatles sono entusiasti, sono lanciati, sono carichi come una fionda, le rivalità e le asprezze interne - che erano all'ordine del giorno quando facevano la gavetta - sono cancellate, John e Paul compongono ed incastrano i rispettivi contributi come fossero una squadra, e non durerà molto. Ma in quel fine anno i due hanno una luce assoluta nella mente e nel cuore, e progettano insieme un concept album sui luoghi della loro infanzia, su una Liverpool idealizzata e trasformabile in locus psichedelicus: Lennon capisce che può risolvere tanti dei nodi che ha dentro, e Paul non è da meno (sono entrambi orfani di madre sin dalla adolescenza, ed è facile intuire quale percorso di riaffioramento e di rimpianto ed insieme di felicità e creatività abbiano potuto prefigurare, nella rievocazione dei luoghi e dei giorni di un'infanzia ancora felice. Ne so qualcosa anch'io, per la cronaca). Non a caso, John prende il nome di un orfanotrofio di Liverpool e ci costruisce su un incanto di struggente poesia, lavorando decine di ore in studio e costringendo George Martin ad incredibili equilibrismi in fase di missaggio, nel tentativo di catturare quel qualcosa che gli sfugge, per dimenticare le lacrime, per riprendersi il tempo, perché sa che ora i Beatles possono davvero tutto. (Due anni dopo chiuderà il cerchio affettivo scrivendo per il White Album una delicata ballad intitolata alla madre, nel cui testo la sovrappone intenzionalmente a Yoko Ono: John ha finalmente ritrovato la Donna della sua vita, che aveva perduto). Paul è più austero ed introverso, più tipicamente inglese, e scrive una bellissima canzone descrivendo i negozi, i personaggi, i profumi ed i colori e le storie di Penny Lane, un brano che da solo vale tutto il brit pop ancora da venire, con sontuosi arrangiamenti di colore vivissimo, la serenità profonda che egli sa infondere nelle sue composizioni, e voilà, i primi due brani son fatti, una partenza col botto, i due sono eccitatissimi e lo sono anche George e Ringo. Il capolavoro è dietro l'angolo. Succede però che Paul e John sono da sempre in gara acerrima (goliardica) nella conquista dei lati A dei singoli, John sa che Paul è più dotato musicalmente, Paul sa che John è più genialmente intuitivo, una rivalità benedetta perché ci ha regalato perle incredibili. Decidono di pubblicare i due brani (la Capitol americana ha fame di edizioni dei Beatles) e di far sentire al mondo dove stanno andando i Fab Four, ma anche Martin riconosce che entrambi i pezzi sono di altissimo ed eguale livello e il singolo esce trionfalmente con due Side A, questa volta è un pareggio. Inutile dire che le vendite vanno in orbita, e non mi pare neppure il caso di stare a descrivere le due canzoni, se qualcuno non le conosce deve aver vissuto chiuso ermeticamente in una lavatrice, penso.
Il colpo di scena deve ancora venire, tutti si preparano a comporre, Martin riordina i suoi nastri, ma qualcuno avverte i Beatles che hanno fatto un errore. C'è una regola nel mondo delle edizioni discografiche inglesi dell'epoca, secondo cui i brani editi in un singolo non possono essere successivamente pubblicati in un album nel corso dello stesso anno. I Beatles sono esterrefatti e bloccati, siamo a febbraio ed il concept album non potrebbe uscire prima di undici mesi: troppi per chiunque negli anni sessanta, una pausa anticommerciale assurda per i Fab Four, che oltretutto hanno sempre bruciato i tempi e pensavano di uscire con il long playing nel giro di tre o quattro mesi al massimo (all'epoca era piuttosto comune, nessuno ci metteva un anno per finire un trentatrè giri). Paul riunisce la band, sono tutti sgomenti, ma come sempre è proprio McCartney ad indicare la via d'uscita: sono lanciatissimi, come si è detto, sono i migliori, vuol dire che l'energia creativa verrà incanalata diversamente. Salta l'idea del concept sui luoghi di Liverpool (chissà che disco sarebbe stato!) e Paul, ironizzando sul fatto che i Beatles non possono pubblicare i loro brani come vogliono, lancia l'idea provocatoria di fare un disco a nome di una band inventata, la Banda dei Cuori Solitari del Sergente Pepper, con tanto di uniformie insomma, non devo mica stare ad illustrare il Disco più Famoso ed Importante del Rock, voglio sperare: il quale, a conferma dei tempi incredibili dei Beatles, esce il primo giugno 1967. Esatto: il Disco dei Dischi esce meno di quattro mesi dopo che i Beatles hanno dovuto buttare a mare il precedente progetto, senza poter salvare una sola nota di quelle che avevano eventualmente già in testa. (Non ne avevano, in effetti). Disco che, riflettiamo con orrore, non sarebbe stato concepito se un banale incidente di percorso non avesse deviato le intenzioni di John Lennon e Paul McCartney, un po' come scoprire che Beethoven ha dovuto comporre la Nona perché ha perso una scommessa, o che Mozart ha composto il Requiem per un malinteso... il che, sia detto per inciso, è esattamente quel che è accaduto. Questa storia, insieme alla terribile e commovente cronaca della prima della Nona Sinfonia (appunto), mi ha fatto sognare ad occhi aperti tante volte. Tanto per dire: se nel 1972 un coglione non avesse mandato a fuoco il Casino di Montreux durante un concerto di Zappa, non avremmo Smoke On The Water.
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