Equilibrio.

Questo disco è un miracolo gravitazionale, sospeso nel vuoto e maledettamente stabile, senza peso, come un corpo celeste. Il nostro disegna trame eteree, raffinatissime, ma mai ostili: i racconti del quartetto sono musica pop-olare di altissima accezione, orecchiabili fino allo spasmo. Musica.
Il repertorio è lussuoso, nobilitato da standard di classe superiore, la evansiana "The Ruby And The Pearl", o "Gloomy Sunday", suicide song per antonomasia, resa celebre da Billie Holiday, qui sublimata. L'ecumenismo che pervade il lavoro è consolidato dall'apporto paritario al repertorio originale, un brano per componente.

"Eternal" ammanta ogni cosa, non c'è spazio per gli egotismi, i quattro mai travalicano il senso supremo della jazz ballad, facendo confluire i rispettivi afflati in un'armonia misteriosa. Innegabile è il primato del sax di Marsalis, la voce narrante, il filo che tutto percorre, il superbo cesello. Superbo senza essere tracotante, e così Joey Calderazzo ha modo di narrare da par suo frasi pianistiche struggenti, mentre Eric Revis e Jeff Watts, altrove assai più duro alla percussione, tessono un impianto ritmico che è una tela di ragno attraversata dal sole, lì in alto. La sospensione spaziale si realizza attraverso il tempo, un tempo espanso e naturale, cui ogni suono è devoto.

"Eternal" è la trasposizione in note dell'uomo vitruviano, librato in un equilibrio tetragonico e insieme circolare, ed è l'uomo in senso lato a beneficiare di uno dei più alti episodi jazzistici degli ultimi anni.

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