E ad un certo punto la musica cambia. Quello che c'è alle spalle dei Jesus And Mary Chain si trasforma, muta, si plasma e ti si incolla addosso come miele colato e diventa Darklands. Dolce, amaro, malinconico Darklands. I feedback stratiformi si dissolvono, il rumore si scioglie e la rabbia evapora lentamente cedendo il posto ad una dolcezza melanconica di ricordi e di speranze lasciate correre su terre brulle, come pensieri liberi di rincorrersi nell'aria pesante.

E' il 1987. Il mondo canta gli Europe e balla Madonna. L'Italia acclama la spogliatissima Sabrina Salerno, io guardo il mare in burrasca dalla mia nuova casa e nella nebbiosa Scozia i due fratelli Reid, uno alla voce e l'altro alla chitarra, si guardano dentro e tirano fuori questo gioiello decadentemente estatico, questo introspettivo viaggio fatto di riverberi e miele, di poesia e di tristezza. Così un pò in sordina, lontano dai riflettori, dalle classifiche e dal mainstream, come ogni cosa piena di 'cuore' esplode in tutta la sua oscura-lucente bellezza. .

10 tracce per 35 minuti di perfetta grazia pop e la magia ha inizio. Si comincia proprio con la splendida title-track 'Darklands' e ci accorgiamo sin dai primi istanti che tutto quello che ascolteremo sarà lontano anni luce dalle frustate sferzanti del precedente Psycocandy. Le chitarre non stridono più richiami malati e furenti ma accompagnano garbatamente i sibili di William e i suoi appena accennati coretti. Tre accordi e i battiti rallentano.  Poi c'è 'Deep On Perfect Morning' e ti accorgi benissimo che potresti essere tu a cantarla davanti al sole che sorge tentando invano il modo di raccogliere i pezzi di un mondo che continua a girare anche senza di te. Con le successive 'Happy When It Rains' e 'Down On Me' i ritmi incalzano e il sapore bubblegum, più tipicamente rock'n'roll dei pezzi del gruppo scozzese prende il sopravvento. Ma anche se il ritmo avanza, il languido senso di incompiutezza dell'animo rimane e oscura il cielo con fitte nubi di pioggia all'orizzonte. Nessun amore riuscirà a trovare rifugio a quest'acquazzone di emozioni. Poi arriva 'April Skies' e ridi amaramente disincantato anche tu sotto i suoi cieli bui. Ti accorgi che qualcuno sfugge via dai tuoi pensieri mandando in frantumi il mondo, facendolo cadere giù ('And the world comes tumbling down'), lasciandoti a fare l'amore sul bordo di una lama ('Making love on the edge of the knife') ai piedi di una vita violenta che non ti capisce, morta e incrinata come un cuore spezzato. E tu ti fermi e pensi che ogni parola pesa dentro Darklands, ogni melodia incanta, ogni sospiro ti bussa dentro e ti bagna le ciglia di lacrime luccicanti.  'Cherry Came Too',  ad esempio, è talmente dolce e fa talmente male allo stesso tempo da sentirla sotta la pelle pulsare; con quella cantilena tenerissima, quei 'baci graffianti come filo spinato', quei quattro accordi ripetitivi e quella sensazione di incredulità che ti lascia addosso... Per non parlare di 'On The Wall' dove per la terza volta Jim si fa in disparte lasciando il canto all'altro Reid che ci culla trasportandoci nei suoi più nebbiosi elettrici pensieri. 'About You' è l'ultima fra i solchi di Darklands. L'ultima caramella senza zucchero che per il suo appena accennato 'calore' ci fa intravedere un languido inizio di primavera, quello che ha sempre stentato ad illuminare tutto ai nostri cuori... ma solo per un attimo, già solo per un attimo.

E' il disco per i disillusi questo. Quelli che sognano sempre e che sempre si accorgono che c'è poco tempo per stare con la testa tra le nuvole. Per quelli a cui non fa paura straziarsi l'anima con le voci stupefacentemente dolci di William e Jim.  E' per quelli che ancora si emozionano davanti ai cieli di aprile o per quelli che, sorridendo,  riescono ad essere felici anche solamente per un istante quando il cielo piange...  

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