Mastichi e mangi polvere inghiottendo la periferia di ogni giorno e non hai tempo per quel cielo che sti giorni fa male solo a guardarlo e non trovi tempo per lo spettacolo di un sole che di nuovo pallido svanisce dietro una città insofferente come questa. Forse semplicemente non lo vuoi trovare. Fermarsi significherebbe smettere di lottare. Guardarlo mettere le mani su una ferita rimasta aperta, ma lo fai lo stesso. Bisogna farsi male a volte per ritornare su. Rovisti in te, fra i ricordi e i pensieri appannati di una vita, fra immagini scattate, dischi lasciati a prendere polvere e la foto di una strada libera ti ricapita fra le mani aprendosi davanti a te quasi a ricordarti chi e dove sei ora. E' "Stoned & Dethroned" dei Jesus & Mary Chain ed è un attimo. Lo metti su. E' abbagliante come la strada vuota in copertina. E' polveroso e luminoso, è dolce e fa male. Sei consapevole e ti piace che ti tiri fuori quelle cose lì. Già sai quello che t'aspetta. Sei frenata, irrigidita e quel gusto amaro che t'ha seccato le labbra e la bocca fin ora si trasforma in una dolcissima caramella da far tintinnare fra i denti. E tu che fai? Te la gusti lentamente, succhiandola zuccherosa e dolciastra anche se ti chiude lo stomaco quel suo sapore di ricordi. Neanche lo trovi il coraggio di morderla quanto è piacevole la sensazione.

Li malediresti se servisse a qualcosa. Un dischetto come questo che si scioglie e si districa delicatamente, che si lascia scoprire facilmente traccia dopo traccia è un easy-listening che proprio non sai se aspettartelo o no dai due fratellacci scozzesi e scontrosi. Abbandonati i feedback, i testi ossesionati ed esasperati e le chitarre graffianti degli esordi, le atmosfere diventano semplici, primaverili, appena sussurrate. Le voci languide. Gli arrangiamenti ridotti al minimo: essenziali, puliti a volte ripetitivi e soporiferi quasi acerbi come le parole appena bisbigliate ma mai insipidi o scontati. Una produzione acustica talmente dimessa che la sua dolcezza disarmante ti rapisce controvoglia. Così combatti arrancando per non cedere dietro 'She' e 'Save Me'. Ti ribelli divincolandoti dalla morsa stretta di 'Come On' e 'Between Us'. Scuoti la testa mischiando i pensieri in 'Sometimes Always' cullata dalle voci melodiose di Jim Reid e Hope Sandoval (Mazzy Star), prima ospite di "Stoned & Dethroned" insieme a Shane McGowan (ex-Pogues) nella tormentata 'God Help Me'. Sorridi incantata con 'Never Saw It Coming' e con la bellezza sincera di 'Wish I Could' e ti imbronci nuovamente sulle parole disincantate di 'Everybody I Know' o su quelle lapidarie di 'These Days'. Poi 'Till It Shines', come l'oro, da sola fra i 17 pezzi di "Stoned & Dethroned", 'Come, come and dry your eyes, before the morning sun arrives..'. E te li asciughi pure tu gli occhi stanchi e asciutti di immagini troppo sfocate.

Li malediresti se servisse a qualcosa. Malediresti loro e le loro chitarre. Loro e quelle mezze parole. Loro e quegli atteggiamenti da anti-romantici compiaciuti. Li malediresti per quelle atmosfere sospese, per quei ritornelli stucchevoli proprio ora che hai le barriere difensive così basse. Per quei toni sediziosamente ammicanti e proibiti. Perchè ogni pezzo è più dolce di un altro. Perchè sono riusciti a fare un disco che moltiplica cento volte il miele denso e malato di 'Darklands'. Perchè hanno annegato il rock'n'roll sporco e trascinante di 'Automatic' e 'Honey's Dead' in una pozza d'acqua tiepida ed invitante come questa uscendone nudi ed inermi. E li odi, come odi te, already golden, ancora innamorata di lui, dei suoi difetti, dei tuoi casini, della vostra storia imperfetta. E li odi perchè con quel rock'n'roll sono morti annegati pure loro di una fine languida e bellissima. Sballati e arrabbiati, smaniosi e irragionevolmente indecisi. Innamorati e pazzi. Morti e rinati. 

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