Sfrecciati come la cometa di Halley nel firmamento del Rock stelle e strisce, i Knack incarnano la concenzione capovolta del'aforisma latino "Ars longa vita brevis" ovvero "Ars brevis vita longa". Giunti al successo planetario con l'one hit wonder "My Sharona" (canzone coverizzata da Mina e dai thrashers Destruction, tanto per citare due artisti agli antipodi), si sono sciolti e poi riuniti, nuovamente evaporati, spariti nell'atmosfera stantia dei mercati musicali minori, liquefatti nelle grinfie dell'antipatia dei critici, elaborando altresì dischi dignitosi, ma alieni di appeal commerciale, ricucinando la medesima scaloppina alla Elvis e bruciacchiandola all'uscita della secondo full-lenght.

La band si forma a Los Angeles nel 1978 ed è composta da Doug Fieger, voce e chitarra ritmica, Berton Averre, chitarra solista, Prescott Niles, basso e Bruce Gary, batteria, i quali vengono tosto lanciati nel mercato da scaltri frombolieri discografici e paragonati da qualche burlone ai Beatles, per via dell'immagine black and white. Il Power-Pop, con qualche molecola di Hard Rock, confezionato con cura, digeribile e radiofonico entusiasmò la jeunesse statunitense del 1979, in virtù della bella voce melodica di Doug Fieger ed al Rock'N Roll di fondo che permeava le canzonette di questo album d'esordio "Get The Knack", prodotto da Mike Chapman. Una ricetta innocente, con testi che non si discostano molto dal modello cars & girl dei Beach Boys (con i dovuti distinguo), ridisegnata nelle serenate energiche e nella perizia strumentale della sezione ritmica, che alterna momenti briosi ad altri caramellosi. Tutto ciò diede alla band la limousine, le ragazzine urlanti, le prime pagine delle riviste musicali: un canovaccio tanto celebrato quanto attuale. Cosa volere di più? Niente. E niente ha concesso loro il Music biz.
Un budget spartano, dieci giorni di registrazione e parche sovraincisioni, quasi in presa diretta: ecco il segreto di "Get The Knack" che si veste di platino in un baleno negli States. Nell'album ci sono gemme sepolte come "Siamese Twins (The Monkey And Me)" invero deliziosa nella sua melodia grintosa, con batteria tutta-sui-piatti, spogliata di ogni intento cerebrale, senza pretesa alcuna se non quella di accalappiare l'attenzione dei giovani yankee in un vasto bacino di utenza, iniettando però un urlo oscuro prima del guitar solo corroborante, bilanciato dalle voci cristalline del chorus, mai sopra le righe. Non se ne contano molti di quadretti così in questo platter, eccetto la cover degli Hollies "Heartbeat" che è in sintonia col sound del progettino, anche se l'album è battezzato da "Let Me Out", un bel rock nevrotico dal drumming furente, solcato da rullate insistite, sempre badando di non impegnare assai l'ascoltatore, in fin dei conti c'è anche una platea femminile da sedurre con ballatone edulcorate quali "Oh Tara" oppure "Lucinda", con Fieger sugli scudi. "Good Girls Don't" è così semplice da spiazzare il pubblico, che però ne apprezza la compostezza e fruibilità, grazie anche all'uso dell'armonica a bocca in apertura. L'apice del disco è però "My Sharona" (dedicata ad una groupie). Anzi l'album è edificato attorno a questa canzone, con la coppia di autori Fieger-Averre pervasi dal sacro fuoco del pezzo Pop fulminante, "spaccaclassifiche", una commistione genialoide di "Rocka Rolla" vecchia e nuova in mezzo a tutta la disco music negletta e imperante. Non un pezzo che rappresenta un'epoca come "Smell Like Teen Spirit" dei Nirvana, ma un affresco di semplicità messa in musica: "It's Only Rock & Roll", cantavano i Rolling Stones. E ci piace. La canzone è così digeribile che i Knack l'avrebbero arrostita in due minuti, ma riescono a reinventarla grazie ad un lead guitar tour de force dell'impavido Berton Averre, passato alla storia, che trasforma il motivetto in una frizzante kermesse rock entrata nell'immaginario collettivo.
Qualche anno fa Alice Cooper affermò che "My Sharona" era una di quelle canzoni, entrate nella storia del rock, che avrebbe voluto scrivere, rammaricandosi del fatto che fosse stata scritta da un gruppo Pop. Ipse Dixit. Dopo questo inebriante successo il quartetto produce un album ". . . But The Little Girls Understand" che riscuote moderati consensi sulla scia dell'esordio ed in seguito pubblica "Round Trip", un fiasco commerciale che affossa il complesso. Il gruppo si riformerà più volte, ma la magia di "My Sharona" rimarrà ineguagliata. Sono ancora in attività, ma senza il drummer originario Bruce Gary.

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