L'esordio dei Radio Dept., "Lesser Matters", aveva incantato tutti qualche anno fa. Per molti aspetti fu una sorpresa apparsa dal nulla: in un contesto internazionale dominato dal revival del rock garage (strokes et al.) dall Svezia arrivava questa band con la sua proposta di uno shoegazing per il nuovo millennio; in quanto tale depurato delle tendenze più rumoriste ma in compenso iniettato di una dolce e malinconica vena pop. Da quel momento in poi i problemi si sono succeduti uno dietro l'altro, membri persi per strada, tour decenti ma non entusiasmanti, difficoltà nello sviluppare un suono già marchio di fabbrica. Sopratutto lo spietato treno del business musicale che non aspetta. "Lesser Matters" riuscì dopo 1 anno a guadagnarsi un uscita in Inghilterra con ottime recensioni ma ormai è trascorso qualche anno e li han già dimenticati per cui "Pet Grief" esce, nell'indifferenza totale, solo in Svezia e si trova quindi di importazione.
Viste le premesse ci troviamo davanti al classico caso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Pet Grief infatti è un cd fatto con classe e cura solo che non è il disco di un gruppo che costruisce sui risultati di Lesser Matters per andare oltre verso la consacrazione. Non lo è nè come valore (nel senso che è inferiore) nè come sonorità (perchè si allontana dallo shoegazing). È il disco di un gruppo che si ritira in se stesso dopo un periodo di difficoltà e cerca di raccogliere le forze e di dimostrare, riuscendoci, di avere ancora qualcosa da dire. A livello musicale le chitarre shoegaze sono sostituite da tappeti di tastiere che solo in parte possono richiamare gli anni 80 dei Pet Shop Boys (come riportato esageratamente da qualche recensione). È vero che la fonte di ispirazione è probabilmente quella ma poi i Radio Dept. vi infondono quella malinconia tutta loro che gli permette di appropiarsi totalmente anche di questo nuovo sound. Forse uno dei limiti maggiori di "Pet Grief" risiede nella mancanza di grandi pezzi memorabili (non c'è una "Where Damage isn't Already Done", e nemmeno una "1995"), il livello è mediamente buono, senza grossi cali ma certamente senza nemmeno acuti. Il risultato è quello di un disco che sembra quasi cullare l'ascoltatore, immergerlo in un mood, quasi fosse un disco ambient senza suonare ovviamente come un disco ambient. Volendo comunque citare qualche singolo brano tra le migliori citiamo la title-track e "Sleeping in".
Certo, "Pet Grief" non riuscirà a guadagnare nuovi fan ai giovani svedesi, è però un album di consolidamento in attesa di sapere se i Radio Dept. spiccheranno il salto verso l'alto o invece si avvieranno ad un lento oblio.
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