E’ la terza volta che cerco di recensire questo disco, sforzandomi di far venire a galla le cose belle contenute in esso e sono finalmente giunto ad una conclusione: non ce ne sono.
O meglio, ce ne sono poche.

Per tutti coloro che si erano domandati che fine avessero fatto Simon Jones e Simon Tong, rispettivamente basso e chitarra dei Verve ecco a voi The Shining. Etichetta indipendente (Zuma), taglio di capelli figo, copertina psichedelica al punto giusto…insomma l’attenzione è catturata. Solo quella visiva però.

True Skies si presenta come una pessima scopiazzatura di Hurban Hymns in chiave ancor più poppeggiante (sembrano i Travis che cercano di rifare Weeping Willow o gli Embrace mandati leggermente in fast forward). Non c’è un riff, un assolo degno di nota; sembra che la chitarra la suoni Bonehead, arpeggiando tre accordi (esclusa Until The End, la lagna di 11 minuti che chiude il disco, in cui ci sono più effetti).

Le uniche cose che vanno giustamente salvate, in questa misera produzione sono Quicksilver, il brano di apertura, che già dal primo ascolto fa credere di aver scoperto una nuova degnissima power-rock band  e la voce del cantante un certo Baxter che, a differenza di Richard Ashcroft,  riesce ad estendere la sua voce anche in altezza, raggiungendo ottimi acuti, oltre che coprire tutto “in orizzontale”con vari backing vocals che si accavallano (anche qui pieno stile Verve).

Non voglio dilungarmi ed entrare troppo nel merito di ogni singolo brano; sarebbe davvero una perdita di tempo per me e una scocciatura per chi legge, che avrebbe l’impressione fastidiosa del già sentito, anzi, del già recensito troppe volte.


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