È capitato, ma sarà successo anche a voi, che mi trovassi per autostrade assonnate a mendicare una stazione radio decente. Poi dal buio, il piano di “Music (Was My First Love)” di John Miles, ancora lei in mio soccorso. Lì, a ricordarmi che prima di ogni altro amore nella mia vita è arrivato un disco a salvarmi. Che durante ogni amore c’era un disco in sottofondo, impercepibile allora, offuscato da egoistica felicità.
Alla fine di ogni storia ancora un disco, generoso nel tirarmi su, senza rancore.

Questo si prova, ascoltando la prima traccia omonima di “The Orchestra Sadly, Has Refused” (File Thirteen Record 2004). Una ballata riconciliante con le vecchie Buone Vibrazioni.
"…Put your favorite record on / Close your eyes and sing the song / You’re right back were we all belong…"
Un giro di piano sospeso per una space ballad che ricorda da vicino le recenti performance dei Mojaive 3.

Facendo un passo indietro non possiamo tralasciare alcune note biografiche. “The Orchestra, Sadly, Has Refused” è l’esordio discografico dei recentissimi The Silent League. Formazione Canadese capitanata da Justin Russo, l’ormai ex Mercury Rev, che oggi può contare sui contributi di una vera e propria Orchestra; almeno 20 pezzi e un comprimario d’eccezione, l’Interpol Sam Fogarino.
I Silent League rientrano a pieno titolo nell’ etichetta di Pop da Camera o appunto Pop Orchestrale. Scena questa alla quale potremmo accostare anche i compatrioti Hidden Cameras e gli anglofili High Llamas. Anzi forse possiamo dire che questa produzione può aspirare ad essere bandiera e manifesto del genere, con questo titolo così “fatalista” e così pieno di voglia di rivalsa.

Per quello che riguarda il consueto gioco delle assonanze, oltre ai già citati Mojaive3, difficile non cogliere il tributo ai Pink Floyd di “The Dark Side Of The Moon” nei contigui titoli “Time” e “Breath”. Sempre ai Floyd richiama l’acusticità melodica e sospesa di “The Catbird Seat”. Più vicina alla sensibilità sintetica dei Grandaddy invece, l’elettricità minimalista con cui è condita “Breath”. Non mancano infine episodi acustici più ritmati assimilabili ai capolavori più datati dei Beach Boys.

Un elegante disco d’atmosfera, da avere. Non è un 5 pieno per certi cali di tensione, è comunque un ottimo 4,5.

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