"Thelonious Monk era strano, e su questo sono tutti d'accordo" - Arrigo Polillo; Jazz

Al contrario di John Coltrane, che con un virtuosismo mai gratuito ha rivoluzionato l'hard bop, Thelonious Monk con una semplicità quasi naïf ha rivoluzionato l'intero jazz degli anni Cinquanta.

La personalità di Monk rimane una delle più emblematiche del panorama jazz, della musica del Novecento, se non dell'arte: Atteggiamenti, modi di fare, affermazioni spesso ermetiche non hanno solo alimentato l'interesse verso il Monk-musicista, hanno creato nel corso degli anni una vera e propria icona, un totem che non ha nulla da invidiare, per aneddoti e leggende, a personalità del secondo Novecento quali Jim Morrison, Frank Zappa, Jimi Hendrix. Solo per citarne alcuni. Agli occhi dei maligni la sua era un'intelligenza che rasentava l'idiozia, espressa anche dal suo modo di suonare, il tenere le dita dritte e non inarcuate come di consueto per i pianisti, che influenzava non solo la composizione, ma anche l'improvvisazione. Screditato per buona parte della sua vita, Thelonious Monk ai giorni nostri è un must per chi è alle prime armi con il jazz e per qualsiasi veterano del genere. 

L'album preso in esame contiene molti dei pezzi più famosi del pianista di Rocky Mount (Blue Monk, Bemsha Swung, Monk's Dream), uscito per la Prestige nel 1954. Si nota sin dalle prime note di Blue Monk che è uno stile diverso, un modo di pensare diverso, una logica totalmente differente da tutto il panorama bop e hard-bop presente in quegli anni, non c'è la minima presenza di una ricerca del nuovo e del “colossale”, come fa parte del jazz anni '50. Come dice il già citato Polillo “la musica di Monk è come un quadro di Henry Rousseau”, non si degna di guardare nel futuro perchè vuole ritrovare il passato dei popoli africani, elevandolo a topos della cultura occidentale: la rivendicazione e la presa di coscienza degli uomini della propria primordialità. Le critiche che colpirono lo stile di Monk vengono ribaltate sul loro stesso campo di battaglia. Tecnica, composizione e improvvisazione seppur non sempre infallibili dal punto di vista pratico eccelgono in quello teorico, trovando sintesi perfetta in ogni nota, ogni pausa, ogni errore. Come direbbe lui: “è tutto perfettamente logico”.

E' una musica che a distanza di anni rimane ancora fresca, limpida, spesso ingenua come un'opera del Doganiere appunto, ma al tempo stesso ricca di simboli, che scavano profondamente fino a raggiungere l'animo umano alle radici, rendendosi enigmatica e paradossale.

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