Mi sono chiesto per anni se fossi l'unico idiota in Italia ad apprezzare i Charlatans e che per giunta si sia comprato ogni cosa da loro immessa sul mercato, incluso questa avventura da solista del leader Tim Burgess, che passa dalla parte degli innumerevoli "alone with everybody" di Manchester (Morrissey, Ian Brown, John Squire, Richard Ashcroft, ecc..).
Il disco è intriso della storia personale di quell'ingenuo ragazzo della provincia del nord inglese, passato dall'essere un sex symbol agli inizi degli anni 90 per quel suo look che ricordava vagamente un giovanissimo Mick Jagger, al successo internazionale turbato da vicissitudini della band che portano alla reclusione del tastierista ed il decesso qualche anno dopo in un incidente stradale. Poi la rinascita verso la fine degli anni 90 cui segue il trasloco del cantante verso la California, al seguito della sua compagna di vita. Proprio questo evento suggerisce alla band l'idea di prendersi una pausa di riflessione durante la quale Burgess decide di fare qualcosa da solo.
Fin dalle prime note di questo CD si sente la differente atmosfera in cui vive il cantante, lontano dalla pioggia uggiosa delle sue origini della campagna inglese, nella California solare e spensierata.
Un suono quasi West Coast anni '70, con canzoni cantate in falsetto che tanto piace al recentissimo Burgess, come la traccia d'esordio che intitola l'album "I Believe", forse uno dei pezzi migliori.
"We All Need Love" è un lento da ascoltare sulla spiaggia la sera o da intonare con la chitarra attorno al fuoco assieme a degli amici.
Bella invece "Only A Boy", sempre in falsetto, che segna la linea di confine con le radici pop del north country boy TB.
"Say Yes" è una canzone che trova significato solo se nella vita, almeno una volta, si ha percepito l'atmosfera magica di quel tratto di costa che va da Santa Monica a Monterrey. Come sembra lontano il tempo in cui i Charlatans cantavano "The Only One I Love" con quel ritmo baggy che ti faceva saltare...
Pur volendo bene a Tim Burgess non posso che dargli una stella per il disco e un'altra per la simpatia che provo per lui. Il disco in realtà pur essendo piacevole ed offrendo spunti di riflessione, pecca di originalità e freschezza e più che mettere l'allegria del sole westamericano incute la nostalgia del tempo che fu.
Per chi volesse invece ascoltare i Charlatans (superando l'imbarazzo del nome non-auto-celebrativo) consiglio "Tellin' Stories", un disco che ha già 6 anni ma è quello che è meno invecchiato nella loro ricca discografia.
Caro Tim, i pomodori crescono in Sicilia. Se li pianti a Helsinky forse non crescono o se crescono non sanno di nulla. L'habitat ha una certa importanza...
Sradicato.
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