E adesso andatevene tutti affanculo.

Sembra il suggerimento, neanche troppo pacato, dell'orco di Pomona a quanti ne mettono in dubbio il presente artistico. Fin dalla prima canzone del disco, con i fiati nervosi di "Chicago" chiamati ad accendere la miccia, capiamo che ci troviamo di fronte alla solita minaccia per la quiete pubblica e discografica. 

Sette anni dopo il superbo Real Gone eccolo di nuovo tra noi. La novità più interessante è data dal rientro in grande stile del piano, quasi del tutto assente nello sperimentale ultimo lavoro in studio, dove era la chitarra di Marc Ribot a farla da padrona indiscussa. Sembra quasi divertirsi nel tornare sui suoi passi. Ed ecco che "Raised Right Men" sembra uscito con colpevole ritardo da Heartattack and Vine e Talking at the Same Time è tristezza e indifferenza metropolitana, con un ritornello "Everybody’s talking at the same time" che ricorda quel "And all over the world Strangers Talk only about the weather" di qualche anno fa. Poi "Get Lost", un rockabilly impazzito e furioso, rimescola di nuovo le carte.

Si arriva al cuore vivo del disco inaspettatamente, un trittico da pelle d'oca. "Face to the Highway", "Pay Me" e "Back in the Crowd" ci cominciano a suggerire che Bad as Me non è soltanto l'ultimo disco di Waits, ma uno degli episodi più riusciti della sua intera discografia.

If you don't want these arms to hold you, If you don't want these lips to kiss you, Put me back in the crowd.

E se "Bad as Me" è il singolo trainante, buono per far sapere a tutti e con largo anticipo che il diavolo stava arrivando, "Kiss Me" è roba per vecchi lupi spelacchiati, roba da Asylum Years e da notti passate a fare i sonnambuli sognatori.

Sicuramente si sarà divertito a coinvolgere in un disco così maestoso Keith Richards, che collabora in quattro brani dell'album. Waits prima lo prende in giro con "Satisfied", poi lo chiama a sè in "Last Leaf". Richards presta cuore, voce e chitarra e quasi ci si commuove a sentire questi due che graccchiano dolcemente e all'unisono: "sono l'ultima foglia rimasta sull'albero".

Dopo la tempesta sonora di "Hell Broke Luce" -e ditemi se le chitarre di Hidalgo e Ribot non sembrano seghe elettriche- si arriva alla chiusura affidata a una natalizia "New Year's Eve". L'ultima, l'ennesima ballata di un disco impeccabile, romantico e tentacolare

P.S. Raramente mi trovo in disaccordo con i giudizi espressi dal Buscadero. Tranne questa volta. Chi ha scritto di Bad as Me che "non è un capolavoro, non ha la forza di Mule Variations" forse potrebbe anche cambiar mestiere. Ma in fondo chi se ne frega... Affanculo, appunto.

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