Sono il peggior incubo che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi divenuto realtà, conosco le vostre paure e vi ammazzerò uno ad uno.

E sale un brivido su per la schiena quando l'allegro e minaccioso viso del pagliaccio Pennywise, dopo aver sentenziato queste poche, terribili parole, si spreme in una sinistra risata.

Parliamo di "It", lo sceneggiato tv del 1990 scritto e diretto da Tommy Lee Wallace e tratto dal romanzo del maestro dell'horror contemporaneo, Stephen King.

Da cosa iniziare? E' molto difficile perchè questo "It" di Wallace (come del resto anche il romanzo) è una vera e propria opera monumentale, intrisa di flash- back e di espedienti narrativi. Nonostante il romanzo di King sia molto complesso, Wallace e Cohen riescono a scrivere una sceneggiatura frizzante, che non annoia (la durata del film è di oltre i 180 minuti). La paura e la tensione restano alte dall'inizio alla fine, in un crescendo di situazioni sempre più drammatiche che, inusuale per King o per i film Horror in genere, porteranno ad un lieto fine. O forse no. Chi vedrà il film, capirà.

La storia, molto semplicemente, è quella di una cittadina spaventata da un male inguaribile, una figura maligna che si risveglia ad intervalli regolari, che vive nelle fogne, che ammazza bambini e causa grandi stragi prima di tornarsene a dormire. Il male fatto persona. O meglio: il male fatto clown.

Pennywise, (è questo il nome dello spirito, anche se i protagonisti preferiscono chiamarlo "It"), non è un clown normale, non diverte i bambini ma li rapisce e li fa sue vittime. Si traforma, può diventare tutto ciò che vuole e si nutre di malvagità.

Non si può non menzionare a questo punto, la perfetta, inimitabile, spaventosa, eccellente interpretazione che l'attore Tim Curry, diede a questo insolito personaggio. It riesce ad entrarti nella pelle, riesci a sentire il suo male, la sua risata glaciale e il suo terrificante ruggito. Tutti gli altri interpreti (per quanto bravini anche loro), non sostengono l'interpretazione di Curry.

Il film si dirama in una trama più semplicistica dal punto di vista del romanzo, tagliando scene ulteriori dell'adolescenza dei protagonisti e altre a sfondo "sessuale" che non sarebbero state adatte ad un pubblico televisivo.

Ed è proprio questo il punto. Miniserie televisiva. Sono sicuro che Wallace sarebbe stato un grande cineasta, al pari del suo inimitabile maestro, Carpenter. Eppure ha fatto pochissimi film per il cinema. La sua regia qui è ai limiti del perfetto. Wallace sa quando deve osare di più e quando invece deve essere più dimesso, sa quando creare mistero e tensione o quando spaventare all'improvviso. Un lungometraggio cinematografico non avrebbe avuto lo stesso pathos di questa miniserie in due puntate e la scelta del regista è stata coscienziosa. 

Non resta che consigliarvi di sorbire questo "filmaccio" tutto d'un fiato e ad abbandonarvi alle vostre paure più profonde. 

Tanti palloncini che galleggiano, Georgie, palloncini che gallegiano...

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