1. Hey Jupiter (The Dakota Version)
2. Sugar (Live)
3. Honey (Live)
4. Professional Widow (Merry Widow Version-Live)
5. Somewhere Over The Rainbow (Live)


"i go from day to day
i know where the cupboards are
i know where the car is parked
i know he isn't you
"

Nel 1996 volevo soffrire, non mi piaceva l'idea di essere felice, trovavo "gioia" un' espressione poco elegante, bisogna dire, però, che non ero affatto solo, soprattutto nel campo musicale c'era gente che come me stava male ed era terribilmente compiaciuta di questo.

Nel caso specifico Myra Ellen Amos in quell' anno aveva pubblicato "Boys for Pele", Album che con la sua atmosfera luttosa, un minimalismo opprimente, dei testi intrisi di fine disperazione è stato per me faro guida in quella ricerca filosofica che puo' essere ridotta all' espressione: "Il Dolore come Fine Esistenziale"...

Crescendo ho abbandonato (a malincuore) questo percorso (e tutti i suoi annessi..) per dedicarmi a questioni di più diretta necessità, tipo una casa, un lavoro, (una famiglia, non ancora e non so se sia un male...) etc. etc., certo che "Boys for Pele" comunque è rimasto importante per me sotto altri punti di vista (quello musicale-artistico in primis) e spesso salta fuori a ricordarmi i tempi in cui stavo meglio stando peggio...

Comunque, parlando di musica, nello stesso anno Tori pubblicò l'EP in questione che si può tranquillamente definire come la fine di un percorso di ricerca, personale e sonora, che cominciò nel '94 con "Under the Pink".

Infatti delle cinque canzoni del disco, due sono figlie del secondo Album (figlie, si può dire, illegittime perchè apparirono solo come B-side) e sono "Sugar" e "Honey" presentate in versione live, la prima in veste voce-piano, la seconda accompagnata anche dalla chitarra di Steve Caton.

Qui e' necessaria una precisazione, stiamo parlando di cantautorato femminile anni '90 (con tutte le pare esistenzial-minimaliste che lo accompagnavano), percio' l'ascolto di queste due tracce (per esempio) puo' essere considerato come qualcuno mi ha gia' detto, parlando di altre cose della Amos, "un'interminabile spremitura di palle", (dal mio punto di vista era quasi una droga) quindi se detestate le caratteristiche appena elencate e odiate qualsiasi tipo di vocalizzo, lasciate pure perdere, nessuno vi biasimerà (a non tutti piace farsi del male come al sottoscritto).

Tornando a parlare del disco "Sugar" e "Honey" intrise come sono di influenze alla Mitchell e riferimenti quasi folk, sono (se si esclude la Cover-Live "depressurizzante" della Garlandiana "Somewhere Over the Rainbow") i momenti piu' leggeri dell' Ep, infatti le due canzoni prese da "Boys for Pele", "Hey Jupiter" e "Professional Widow", riproposte con diverso arrangiamento, rappresentano, non solo il momento clou del disco, ma una sorta di addio a quello che Tori stava abbandonando (le atmosfere acustiche del secondo e terzo disco) per abbracciare nel futuro altre sperimentazioni (e il successivo "From the Choirgirl Hotel"del '98 dominato dalle percussioni com'e' ne fu la prova...).

L'iniziale "Hey Jupiter", bellissima "nenia" rivisitata includendo primi timidi accenni elettronici (e unica canzone nel disco in versione da Studio), la considero come il momento piu' intimo della carriera della Amos, e probabimente sto sentimento e' condiviso dall'autrice, visto che da qualche anno la propone come canzone conclusiva dei suoi concerti, un'intimità quasi claustrofobica che non fa nulla per sfuggire alla sensazione di disagio che Myra Ellen vuole trasmettere, ancor più opprimente è la versione live di "Professional Widow" presentata solo voce e organo e denudata completamente dala base ritmica dell' originale (cercate di immaginare).

In conclusione un dischetto dedicato ai vari appasionati (di Tori e del cantautorato '90 in genere) che presenta un' ottima visione di quello che l'autrice era (e rappresentava) in quegli anni e perchè no, anche di quello che eravamo noi (io per lo meno...) e ora scusate se vi abbandono ma devo scegliere tra Bagno e Doccia....

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