Non ne avevamo certamente bisogno, ma a ricordarci che il music buisness fa schifo tornano a ricordarcelo anche nel trascorso 2005 i polacchi Trauma. Credo che ben pochi li conoscano, ma questi cinque tizi continuano a stringere i denti e a tirare avanti dalla metà degli anni ottanta (dal 1986 per la precisione, prima che io nascessi insomma).

Cresciuti in una terra che aveva come unici esponenti del Death metal i Vader, a dire il vero molto influenzati dal Thrash, i Trauma hanno dovuto fare una lunga gavetta prima di riuscire a pubblicare un Full Lenght decente; si trattava di “Daimonion”, acerbo biglietto da visita di questa sfortunata band. Tuttavia il 1998, anno di pubblicazione del disco di cui sopra, vide la nascita di due altre realtà musicali polacche, gli Sceptic (dediti ad un particolare Progressive Death che ha subito ottenuto l’attenzione dei metallari più snob) e i giovani Decapitated (dediti ad un Brutal Death e quindi più adatti ad un pubblico voglioso di violenza e da me ritenuti sopravvalutati). I Trauma vennero quindi presto messi in secondo piano dalle suddette band e continuano tuttora a sfornare dischi senza ottenere un grande seguito: il loro Death, smaccatamente ispirato ai conterranei Vader nonché al Death europeo dei primi anni novanta (Bolt Thrower e Sinister per fare un paio di nomi) e ai Death del periodo “Symbolic”, non cattura l’attenzione delle grandi masse e le critiche, per quanto ottime, non vengono ascoltate.

La particolarità di questo complesso risiede nella capacità di inserire passaggi molto evocativi, quasi epici (ma non fraintendetemi, il loro stile è lontanissimo dal Power Metal) nelle loro composizioni, tanto da creare un’aura per così dire “leggendaria”. In generale non si può dire che il panorama Death metal mondiale si evolva grazie al loro contributo, ma rappresentano comunque un lato singolare di questo genere; il loro sound è simile a quello di molte altre band ma la particolarità sopra descritta basta a distinguerli da molti altri colleghi. Avvalendosi di una buona tecnica strumentale, i Trauma hanno saputo e sanno rinverdire il tradizionale Death metal senza sconfinare nel Brutal, usando solo in minima parte i suoi clichè musicali e affidando il resto ad un gusto decisamente personale. Il Death come lo intendono loro si avvicina quasi di più a quello svedese senza però eccedere nella melodia e senza edulcorare i passaggi violenti. Dopo “Daimonion”, i nostri hanno pubblicato in sequenza “Suffocated In Slumber” nel 2001 (disco abbastanza violento e più vicino al Death americano), “Imperfect As A God” nel 2004 (decisamente meno pesante ma ancora sotto gli influssi del predecessore) e questo “Determination”, capitolo finale della trilogia, se così si può chiamare.

Il cd si rifà maggiormente a “Imperfect As A God” ma rispetto a quest’ultimo si rivela più completo e strutturato. Di sicuro ci sarà chi gli muoverà la critica di essere un disco clone, ma non è così. Le differenze si sentono soprattutto per quanto riguarda l'aproccio stilistico, il songwriting resta pressochè immutato: le canzoni si suddividono in aperture melodiche, sfuriate in blast beat e svariati bridge alcuni dei quali, in tutta onestà, abbastanza scontati. Degni di considerazione gli assoli, molto tecnici e originali nell’alternare pezzi solisti ad altri gemellati; decisamente sopra le righe invece la prestazione vocale, sempre in bilico tra screaming e growling (abbastanza pulito ma potente) e in grado di donare ad ogni canzone la giusta espressività. Il basso, per quanto non faccia cose eccezionali, si sente e completa perfettamente il lavoro svolto dai compagni: le sue linee mantengono un aspetto preciso senza farsi travolgere dagli altri strumenti. Il merito va anche ad una produzione pressoché perfetta, degna di un “… And Justice For All”. Superbo il batterista, tecnicamente il più preparato del gruppo che di certo non sfigurerebbe anche in formazioni più estreme. Tanti controtempi, tanti blast beat, tanti passaggi interessanti e soprattutto una precisione che non soffoca la personalità.

“Determination” è un album che accontenta un po’ tutti; chi vuole qualcosa di magniloquente, chi vuole una violenza a misura di uomo, chi semplicemente cerca un buon disco di Death Metal. La band si dimostra ancora una volta in grado di sfidare chiunque in qualsiasi momento con buone possibilità di vincere lo scontro, una delle poche realtà underground sulla quale si può sempre contare.

Ps: dato che ultimamente sono stato tacciato di parzialità aggravata e Tendenzialmente pro Death Metal, ho consultato il mio avvocato (sostenitore invece del Power/Epic) che mi ha caldamente consigliato di risolvere la controversia iniziando ogni frase con "Secondo me" o "Per quanto mi riguarda" o "Il mio giudizio è tale che" o un inglesizzante "Nella mia opinione". Ma lui è molto Fantasy quindi ama le cose ridondanti, io invece voglio le cose chiare. Accontentatevi del solo, maiuscolo, iniziale "secondo me" (e badate bene di leggerlo anche prima delle stelline) e ora rileggete tutta la recensione ("Secondo me non ne avevamo certamente bisogno, ma a ricordarci che secondo me il music buisness fa schifo, secondo me tornano i polacchi Trauma"..." secondo me un album che accontenta un po' tutti"... eccetera eccetera)... Come sono democratico... mi sposerei per quanto sono democratico...

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