...lo zoo di Berlino. No, non è quel bel posto che si distingue dal resto delle città per il campionario di creature faunistiche feroci e non in una cornice essenziale di natura semi-incontaminata.

Questo zoo è quasi gergale. Nella mezza capitale della Germania divisa dal muro è la Stazione Ferroviaria "Zoologishcer Garten". Sì, d'accordo è di fronte al giardino zoologico. Un cesso privo di sciacquone attraversato dai treni sul lato che si preferisce vedere. Nella zona oscura, tra le viscere che inghiottiscono il metro e le immediate vicinanze riparate da metalliche pensiline intarsiate, esiste un altro tipo di zoo. Quello popolato dalla peggiore umanità in cerca di qualsiasi preda.

Tossici, ambigui, pervertiti, puttanieri, spacciatori, omosessuali. E nessun poliziotto.

Christiane è una ragazzina che vive con difficoltà in una casa che detesta e tra le spire espugnabili di una famiglia in frammenti. La noncuranza di una madre impegnata più che altro a placare i bollori inevasi dal marito fuggito e la fuga verso il coniuge fedifrago dell'amata sorellina, sono sufficienti per spingerla alla frequentazione delle famigerate "cattive compagnie".

Una amichetta troppo sveglia e non meno mignotta la attira al "Sound", quella che sarebbe la discoteca più ammaliante della città. Il passaggio dalle scarpe da ginnastica in busta per i tacchi materni alla prima curiosità verso gli effetti dell'acido è inesorabilmente breve. Un gabinetto martoriato da graffiti e improbabili numeri di telefono sarà il primo palcoscenico su cui reciterà la sua tragedia.

Uli Edel, apprezzato regista tedesco, confeziona un film crudo, torbido, coadiuvato da una fotografia ovattata che appesantisce, sapientemente, il pathos abbondantemente inquieto, generato dalle immagini della pellicola. Uscito nel 1981 ed ambientato nella Berlino degli anni settanta, destò un notevole clamore per l'esposizione di una realtà dell'epoca che flagellava grappoli di giovani incoscienti e privi di ogni controllo. Molte sequenze sono tuttora impressionanti, come l'effetto dell'astinenza di Christiane e del fidanzatino Detlef, evidenziato da copiose vomitate. Non meno cruente le sequenze del sangue lasciato scorrere alla ricerca di una vena miracolosamente intatta da perforare. Sul polso, la caviglia, il collo. Senza esitazioni, carne macellata infilzata da uno schidione chiamato "spada".

Il vortice esiziale che avvolgerà Christiane è terribile. Una gioventù bruciata dalla continua ricerca di qualche marco da permutare in eroina. La curiosità è tanta e l'incoscienza almeno il doppio. Le vipere tentennano ma cedono volentieri alle violente lusinghe della cerbiatta infervorata. Qualche masturbazione che si trasforma presto in amplesso mercenario o in nerbate sul retro, così come quell'amicizia mai digerita che sfocia prevedibilmente in una imbarazzante concessione più passiva che remissiva. Amori inquinati, infetti, contaminati e privi di senso consumati tra i sedili in finta pelle dell'utilitaria di turno e i materassi unti di uno squallido buco occupato da morti viventi. Tre suoi amici incontreranno la morte. Uno sul materasso de quo, un altro in un cesso dimenticato da Dio. L'ultima vittima apparirà tra gli articoli di un giornale casualmente intravisto.

David Bowie firma la colonna sonora. Essenziale, in alcuni casi anche adiacente alle scene, ma non condivido l'apparizione, a mio avviso esclusivamente propagandistica, in una sequenza-concerto dove partecipa la protagonista. Il disco avuto in regalo dall'amante della madre sembra il trampolino di lancio per pubblicizzare un qualcosa del Duca Bianco per l'occasione. La mia impressione è quella di una scena volontariamente incollata nella struttura del film e non a caso la partecipazione funse da asso nella manica per la promozione dell'opera. Magari mi sbaglio ma non si sa mai...

Ricalcata da Claudio Caligari nel 1983 con "Amore tossico", l'opera di Edel, tratta dall'omonimo libro di Christiane Vera Felscherinow, è di notevole interesse, con le sue immagini esplicite, crude, che vorrebbero invitare i giovani ad evitare quella merda che può ridurti in un rifiuto da sminuzzare. L'effetto, purtroppo non è stato quello auspicato, malgrado sia stato proiettato nelle scuole per diversi anni.

Era questa, allora, la vita media di un adolescente all'alba degli anni '80 ? Ebbene, sembra proprio di si. Premettendo che la vera Christiane dopo un periodo di disintossicazione è tornata tra le brame dell'eroina qualche anno fa, beh... Cosa è, allora, la vita, per un giovane che si affaccia al primo decennio del 2000? Mah.

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