Immaginiamo di fare un piccolo tutto nel passato!
Immaginiamo di tornare indietro nel tempo, quando ancora l'Italia non era invasa da squallidi filmetti adolescenziali o da cinepanettoni indigesti. Prima di tutto questo c'era ciò che di meglio il nostro Paese ha dato su celluloide! Potremmo fare una lista infinita di pellicole italiane che fecero scuola anche nel resto del mondo, ma ora non voglio parlare di un classico del nostro cinema, bensì di una pellicola che col passare degli anni é stata poco a poco dimenticata, un piccolo gioiello che penso sia doveroso far (ri)scoprire a chi ama il genere poliziesco.
Siamo nel 1974 e il film in questione é "Milano Odia: La Polizia Non Può Sparare", il regista é un certo Umberto Lenzi (famoso anche per "Napoli Violenta" e "Roma A Mano Armata"), il genere di cui fà parte questa pellicola é per l'appunto il noir all' italiana che giusto in quegli anni stava prendendo piede e che ben presto avrebbe spopolato tra i nostri registi (tra i più rappresentativi é doveroso citare Fernando Di Leo).
In questa pellicola viene narrata la storia di Giorgio Sacchi (interpretato magistralmente da Tomas Milian), un piccolo criminale che vive nella periferia di Milano che ossessionato dalla sete di ricchezza, organizza con due complici di rapire Marilù Porrino (Laura Belli), la figlia di un ricco industriale, con l' ovvio scopo di ottenere un riscatto. Giorgio Sacchi non é di certo una sofisticata mente criminale ma tutt' al più un pazzo ambizioso che imbottito di droghe e alcol libera il suo lato più sadico, a causa del quale crea intorno a sé veri e propri laghi di sangue. Questa ondata di omicidi attira a se l'attenzione del commissario Walter Grandi (interpretato da Henry Silva) che con i pochi mezzi a disposizione cerca di fermare lo squilibrato protagonista. Inoltre, a fare da contorno, ci sono altri personaggi più e meno rilevanti che danno diversi risvolti interessanti ad una trama non troppo originale ma ben costruita, dove il ritmo serrato del racconto raramente concede attimi di noia. Sicuramente il punto di forza di questo film, come ho accennato prima, é l'interpretaone di Tomas Milian (dimenticate il Monnezza simpatico e caciarone) che investendo il ruolo di anti-eroe riesce a dar vita a un personaggio unico nel suo genere, tanto spietato, quanto ambiguo in certi atteggiamenti inaspettatativamente vigliacchi che lasciano spiazzato lo spettatore. Pochi sono i difetti che ho colto durante la visione, il primo che mi viene in mente é il sempre legnoso Henry Silva nei panni del commissario, anche se forse la sua recitazione un pò macchinosa non stona eccessivamente nel contesto in cui si trova.
All'epoca ci fu un gran parlare riguardo questo film a causa della violenza (per alcuni gratuita) che vi é presente, con scene che ricordano non poco il genere splatter, ma se la cosa non vi turba (e non penso che lo faccia) potete cercare questa piccola perla del nostro cinema che rappresenta degnamente la corrente noir italiana, così da poter fare un piacevole salto nel cinema nostrano degli anni '70 dal quale Tarantino ha largamente attinto, senza farne troppo mistero.
Buona Visione
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