La musica serve a creare altri mondi. Mondi nei quali ci riconosciamo, ci appaiono rassicuranti e caldi. Nella musica ho sempre sentito il tocco della salvezza. Sono un plancton in un oceano di pescecani. La lotta per imporsi non mi appartiene. Come scrive Calvino l’inferno è quello che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando assieme. Io mi sono arreso già in partenza, non voglio vincere, non sento neanche il bisogno di partecipare. M’impongo da solo dei limiti o sono io stesso un limite? Non importa, non è mai importato.
La musica stride con la razionalità: ci parla con linguaggi sconosciuti, pulsioni primordiali. Avete mai sognato della musica? Non credo proprio, va contro i meccanismi del nostro cervello. Ogni nota è impulso originario, ogni silenzio tra una nota e l’altra comunicazione. E il bello è che non serve rendersene conto, la nostra mente è già partita per un viaggio, esplora gusti che non conosciamo, che forse, e dico forse ci piaceranno per l’inclinazione del nostro io interiore. Un po’ come lo specchio dell’anima, dei nostri vissuti, delle cose di cui abbiamo imparato ad avere paura, ad amare e ad aver paura d’amare. Questo secondo me rende la musica metacomunicazione. È uno scambio tutto personale, privato.
Per questo non concepisco le discoteche, non concepisco i karaoke. La musica è tua stronzo, è una fortuna tutta tua e non ti puoi radunare per avere un sottofondo alle cazzate di cui non puoi fare a meno, non la puoi sminuire. La mia unica fortuna è quella di non essere sordo, posso vivere fino alla fine dei miei giorni solo per questo. Solo per questo? Solo? Che poi andare ai concerti sarà anche bello non lo metto in dubbio ma quando siamo soli la musica eccita come non mai. Ascoltare la playlist di un amico è bello non tanto per la musica in sé ma per quello che ti dice della persona. Io non ho mai avuto molto da dire, forse la musica m’ha insegnato a stare zitto.
Forse la musica è la cosa più facile da imparare ad amare perché abbiamo un disperato bisogno di amare noi stessi, prima degli altri. Ed è ipocrita sostenere il contrario. E quindi l’ascoltatore passivo chi è? Un egocentrico o uno che non ha la minima autostima, o entrambe? Secondo me all’ascoltatore frega solo di potersi innamorare evadendo dalla realtà. E la musica riesce a conciliare entrambe le cose. E mi viene spontaneo pensare che sono frustrato perché solo la musica ho amato di un amore costante e irrinunciabile, ma nella mia vita finora ho fatto finta di avere qualcos’altro di cui occuparmi. Allora si può supporre una faccia cattiva della musica che si ritorce contro di te, che mentre l’ascolti non fa altro che ripeterti che i mondi che cerchi in essa sono qualcosa che tu t’illudi di poter afferrare. Ma no, non può essere così perché la musica non è razionale. E quindi? Quindi non mi resta che ascoltare, non ho fatto altro nella mia vita, è stata un lungo ascolto meraviglioso. Schiaccio play e volo nel cielo, schiaccio play e non sono più io, non sono più qui o più semplicemente non sono.
E niente, oggi ero ad una grigliata con amici ed ero un po’ agitato. Però questo disco ve lo consiglio. È un lo-fi velato proprio da una spruzzata di psichedelia leggera leggera come piace a me. Elementi pop, elementi soul, poi è molto delicato, intimo. E poi ci sono dei giri di basso davvero fichi. Mi piacciono gli album con bei giri di basso. Provate un assaggio, non garantisco nessun viaggio.

Carico i commenti... con calma