Una volontà forgiata nell'acciaio è alla base del progetto Valkyrian, ambizioso ensemble toscano che si propone come unico ed improbo obiettivo quello di diffondere il proprio verbo musicale in una penisola italica malinconicamente avvolta da un torpore insano ed antico, che da troppo tempo soffoca gli istinti geniali di lodevoli iniziative sonore indipendenti.

A stringere un patto di sangue, dando vita a questa esaltante creatura, sono tre giovani musicisti della scena metal senese, perfettamente integrati nei devastanti meccanismi che animano i letali pentagrammi del death metal. L'abilità ed il carisma del vocalist, nonché bass-player, Filippo Ferrari vengono sapientemente integrate col talento tecnico del chitarrista Tommaso Dringoli, axe-man d'eccezione e silente demiurgo di sinfonie oscure: a completare il dinamico trio giunge la spina dorsale del gruppo, il possente drummer Matteo Salutari, un titano delle pelli al servizio della più grande macchina da guerra mai apparsa nell’underground tricolore.

Dopo la pubblicazione di un omonimo demotape (2002), dato alle stampe in poche decine di copie e divenuto in breve tempo oggetto di culto, i Valkyrian affinano il proprio affiatamento in sede live e debuttano fragorosamente nel 2005 con l'album "...Of Boredom And Sorrow", una release storica per il sottobosco heavy italiano, destinata a catalizzare su di una scena death metal ancora allo stato embrionale le più calorose attenzioni della stampa specializzata. Un artwork d'eccezione (in gran parte realizzato dal singer Filippo Ferrari) introduce un booklet degno delle migliori occasioni: è il preludio al diluvio cosmico di note che inonderà ogni ascoltatore pronto a confrontarsi con l'universale bellezza di "...Of Boredom and Sorrow", senza dubbi di sorta miglior disco death metal italiano degli ultimi anni, assieme al recente "Skymorphosis" (2006) dei Gory Blister.

L’ouverture di questo magniloquente album è affidata alle suggestive declamazioni dell’”Inno a Satana” , una poesia di Giosuè Carducci scritta nel settembre 1863 musicata con garbo e delicatezza, che riesce a cristallizzare con efficacia il messaggio d’amore per l’arte espresso dal Vate d‘ Italia. Elettrizzanti scariche di pura violenza danno vita all’impeccabile struttura architettonica di “Bloody Obsession”, un’ imponente cattedrale edificata per glorificare degnamente l’icona Chuck Schuldiner: le possenti sferzate death metal nascondono a stento un’anima progressive che emerge con sorprendente lucidità nel finale, lasciando affiorare in superficie le molteplici influenze di questi abili e giovani musicisti. Il gruppo dimostra una personalità improntata alla ricerca di originalità ed innovazione ma il suo retaggio affonda le radici nell'aurea tradizione del thrash metal ottantiano e del primordiale death di estrazione statunitense. L'influenza dei Metallica di “Ride The Lightning” (1984) si posa delicatamente su eleganti trame di morte disegnate sopra schemi solcati con decisione dagli inarrivabili At The Gates di “Slaughter of the Soul” (1995).

Il sound dei Valkyrian, però, travalica i canonici schemi dei generi sopra citati, dipingendo un'opera proiettata verso un futuro di ardore metallico dalla forte carica innovativa. Le malinconiche melodie di “The [first] book of Urizen”, elegantemente sottolineate dal violino di Margherita Mencattelli, ci introducono all’ascolto della devastante “Insane Existence”, song dal riffing veloce e tagliente ma caratterizzata da un’anima melodica di indubbia raffinatezza. La precisione dei fraseggi chitarristici, graffianti ed incisivi, dimostra come la band abbia assimilato con oculatezza il malsano esempio fornito dai britannici Carcass nel loro masterpiece "Heartwork" (1994) e nel precedente "Necroticism Descanting the Insalubrious" (1991): chitarre e sezione ritmica intrecciano metodicamente i propri sentieri, coronando il loro macabro incontro in un amplesso sonoro di rara bellezza e profondità. Il successivo frammento strumentale “Chaotic Voices”, ben introdotto dal pianoforte di Ettore Paolucci, si lega indissolubilmente all’affresco sonoro dipinto in “Anonymous Manuscript”: l’affascinante songwriting del chitarrista Tommaso Dringoli contribuisce ad elevare il tono di una composizione già eccellente valorizzandone ulteriormente l’impianto sonoro con la stesura di un testo pervaso di essenze mistiche e riferimenti di nietzschiana memoria. Ripercorrendo l’antica tradizione ellenica per giungere ad elaborazioni filosofiche hegeliane, l’autore raffigura un suo ideale colloquio con il divino, portando alla luce la costante dell’ elemento dionisiaco nei culti contemporanei. La sua composizione riecheggia le indimenticabili prose del compianto screamer Par Yngve Ohlin, in arte Dead, sublime autore della raggelante song “Life Eternal”, eseguita da Attila Csihar nel platter dei Mayhem “De Mysteriis Dom. Sathanas” (1994): il rapporto diretto con la dimensione ultraterrena si arricchisce di una visione innovativa e disturbante, destinata a completare il quadro occulto lasciato incompiuto dalla prematura scomparsa del cantante di Stoccolma.
Il dittico finale, composto da “Hell (Mundi Alumni)” ed “Heaven”, delinea efficacemente l’interessante visione mistico/filosofica teorizzata dal terzetto toscano: bene e male, diversamente dai concetti di apollineo e dionisiaco, rappresentano due volti distinti e contrastanti di un Leviatano che regola i destini del mondo; l’ eterno contrasto fra queste due forze è l’ elemento fondamentale che permette alle creature che popolano questo pianeta di accedere alla vita e proliferare nella loro esistenza. Il loro destino, però, è legato indissolubilmente a questo eterno conflitto e nei propri percorsi esistenziali dovranno confrontarsi obbligatoriamente con la propria nemesi per poter giungere alla pace interiore ed alla conoscenza universale.

I Valkyrian, oggi, rappresentano semplicemente il futuro del death metal europeo: le loro canzoni sono moderne poesie sospese fra reminescenze ossianiche e crepuscolari frammenti dell'antica Scapigliatura, il movimento letterario che al tramontare del 1800 incarnò l'anima più pura del Romanticismo italiano. Alla loro tenacia ed al loro inossidabile ardore affidiamo oggi la missione di proteggere e traghettare verso nuovi e dorati lidi i manoscritti ideali che racchiudono fra le loro pagine la coscienza sepolta del death metal.
(Enrico Rosticci)

TITLETRACK:

01) INNO A SATANA (Giosué Carducci)
02) BLOODY OBSESSION
03) THE [FIRST] BOOK OF URIZEN
04) INSANE EXISTENCE
05) CHAOTIC VOICES
06) ANONYMOUS MANUSCRIPT
07) HELL (MUNDI AUMNI)
08) HEAVEN

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