GUIDA RAGIONATA PER UN CERTO TIPO DI DEBASERIANO AL TEATRO DELL'OPERA (OVVEROSIA: ...Servizio di ausilio per lo sprovveduto aggiudicatario di biglietti omaggio o "autorità", il quale, quanto alla cosiddetta "musica classica", non sa neppure dove stia di casa, ma ci va lo stesso perché "fa così chic" e poi perché così impone quella megera di sua moglie...)
La questione è la seguente: come uscire vivi da 4 ore e 50 minuti di "Die Götterdämmerung" quando la propria cultura germanica si limita alle annate 80-90 dei calendari di Claudia Schiffer e quella musicale a Tiziano Ferro o Aurelio Fierro? In alcune rare occasioni, in effetti, il DeBaseriano non è certo un esperto di quella che viene snobisticamente definita "musica colta": la sua conoscenza classica si basa essenzialmente sulle musichette da attesa telefonica cui è sottoposto quando chiama il Box-Office per prenotare due biglietti per i Pooh - abilità che, se non altro, gli permette di conoscere l'opera omnia degli stramaledetti Rondò Veneziano. L'ultima volta che è entrato in un teatro era l'Excelsior di Fucecchio, in uno stato di priapismo conclamato fin dal casello di Prato Est. A queste condizioni, le opzioni per sopravvivere al drammatico evento sono circoscrivibili a pochissime:
1) Addormentarsi profondamente. Non è facile, però, con una Valchiria che dal boccascena vi grida terribili imprecazioni in bavarese stretto e la nobildonna accanto che vi prende prussianamente a ventagliate sulle nocche perché russate;
2) portarsi un walkman da casa e bearsi dell'opera omnia degli Alunni del Sole;
3) Cadere in uno stato di ipnosi regressiva, tornare all'età di 5 anni e giocare al dottore con l'Infanta della famiglia Panfili-Colonna, seduta a due file da voi.
C'è però anche la possibilità che lo sfortunato debaseriano sia mosso da un genuino interesse per questa realtà a lui misconosciuta. In tal caso, certi di compiere operazione gradita, ci riserviamo il piacere di riportare in questa sede alcune indicazioni, utili per muovere i primi passi in un mondo che, altrimenti, può presentarsi arduo ed ostile.
TRAMA: Scordatevi di capirci qualcosa, se non avete letto almeno il riassuntino di Natalia Aspesi sulla rubrica di "Donnamoderna". Le probabilità di intuire l'intreccio di un'opera attraverso i dialoghi ed il cantato sono sostanzialmente pari a quelle di contrarre il gomito del tennista scambiandosi lo spazzolino da denti con Adriano Panatta. Al limite, potete sperare nei sopratitoli. Tenete presente, però, che sono situati a 10 mt. d'altezza e, pertanto, soprattutto se siete nelle prime file, vi faranno tornare a casa con una postura scientificamente definita "distonia cervicale da Bernadette". Armatevi piuttosto di libretto e, aiutàti dal coniuge - che vi interrogherà tutte le sere della settimana che precede l'evento - cercate di buttare giù più possibile. Come estrema ratio, tenete presente che, almeno per Verdi, Donizetti, Bellini, Puccini e tutto il Verismo, il soggetto operistico è piuttosto semplice: "L'opera è quella cosa in cui il tenore vuole portarsi a letto il soprano ma il baritono non vuole", come ha detto non ricordo chi.
Alcune indicazioni sparse utili per l'individuazione dei personaggi: il tenore è quel comodino vestito come un divano fine Impero che canta alla maniera di Albano (senza accento pugliese, però); il soprano è quella che vuole farci credere di essere sul punto di morire di tisi, tubercolosi o altre patologie a carico del sistema respiratorio, anche se ha la stazza d'una petroliera di medio cabotaggio e viene spostata sul palco tramite un complesso sistema di argani e verricelli; il baritono è sovente un tipo aitante e ammaliante, la qual cosa - vista la smaccata preferenza del soprano per il tenore - conferma la nostra prima impressione di avere a che fare con un'accozzaglia di mentecatti.
ABBIGLIAMENTO: Il fatto che all'opera si vada in smoking, tight o "sciammèria", costituisce una delle più grandi leggende metropolitane mai esistite. A meno che non siate un rampollo degli Orsini del Balzo, vedervi irrompere nel foyer con una palandrana davanti alla quale avrebbe esitato anche Nunzio Filogamo sicuramente non gioverà alla vostra popolarità. Siate sobri, per l'amor di Dio! Le donne evitino acconciature ardite e cotonate, che rendano difficoltosa la visione agli spettatori situati sino ad otto file di distanza, e soprattutto considerino che, nella vita, sicuramente vi saranno altre occasioni per sfoggiare la propria collezione di gioie, gemme, ornamenti e monili. Così facendo, incedendo per i locali dell'edificio, ridurranno al minimo le possibilità di produrre, oltre al generale disdoro, il tipico "suono di slitta natalizia". Da evitare: bandane luminescenti, magliette con scritto "touch me!", giubbotti di pelle con l'immagine degli Iron Maiden stampata sopra.
COME RAGGIUNGERE IL TEATRO: in genere tale edificio è situato nella zona più esclusiva della città, il cui ingresso in auto è consentito a dignitari ecclesiastici, aristocratici, plenipotenziari di paesi stranieri, tronisti della De Filippi. Anche per questa ragione, la preferenza del "melomane doc" va sicuramente al taxi: permette di arrivare puntuale e di non dover girare 18 volte attorno al fabbricato nella speranza di trovare un parcheggio (e fare conseguentemente il proprio ingresso con l'umore del Conte di Luna), vedendosi inoltre recapitare 18 ammende per ingresso non autorizzato nella ZTL. Da scartare anche la bicicletta, a meno che non siate sufficientemente allenati e preparati: entrare col fiatone di Galeazzi dopo il pranzo di Natale e la pelliccia di ermellino macchiata dal grasso della catena non deporrebbe a vostro favore. Alcune città dispongono di un servizio di autobus che conducono il melomane sino all'ingresso del teatro. Attenzione alle sviste, però! Prendere il 58 barrato - generalmente utilizzato dalla manovalanza portuale - vestiti come Daniele Piombi o come la contessa De Blanck alla cerimonia di apertura di un circolo Rotare, potrebbe certamente alienarvi le simpatie della porzione più umile e proletaria dei viaggiatori del veicolo.
CONSIGLI PRATICI: Mangiate prima, per carità! Alcune opere finiscono alle 2 antelucane e quando uscirete avrete la fame di Ferrara dopo un improbabile tappone dolomitico! Poi nel bar del foyer servono cose assolutamente inutili per l'affamato spettatore: tartine al caviale da 3 euro ciascuna, salatini, olivette farcite e simili. Ci sono, è vero, panini e tramezzini... ma il loro aspetto non depone a favore della loro freschezza.
COSE ASSOLUTAMENTE DA NON FARE: 1) saputo che il bar del foyer è caro arrabbiato, portarsi da casa il panino con la frittata ai carciofi; 2) leggere la trama sul libretto usando un casco da minatore; 3) sull'aria "Là ci darem la mano" accendere l'accendino come al concerto di Masini; 4) confondere il "Gianni Schicchi" col Riccardo Schicchi o il Manfredi col Siffredi; 5) chiedere il binocolino alla patrizia accanto e guardare le cosce alle violiniste; 6) alle prime note dell'ouverture della Carmen dire "Uh...questa è la musichina del mio telefonino!...".
Al termine, per riprendervi dal linguaggio ottocentesco, rientrate a casa e guardatevi tutte le repliche notturne di "Al posto tuo" con Alda D'Eusanio o, in alternativa, una trasmissione a caso di MTV. La mattina dopo, al rientro al lavoro, non andate ad infilarvi in pericolosissime discussioni su quanto avete visto. Limitatevi a sedervi alla scrivania e a dire, a seconda dei casi: 1) "Verdi è bandistico"; 2) "Puccini è sempre così sensuale"; 3) "Wagner, a volte, è un po' pesante".
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