1995. Era un periodo in cui le nostre libertà sembravano di nuovo minate… nelle fondamenta. Una nuova ventata reazionaria sembrava soffiare con sempre crescente vigore su tutte le terre della Saggia Europa. Lentamente ma inesorabilmente il vento aumentava di intensità e si spingeva verso sud, fino a che vicino a diventare tempesta si scatena in tutta la sua furia nei territori martoriati ed afflitti da cronica autocommiserazione, del meridione del Vecchio Continente. Ed ancora una volta in Italia trova terreno fertile e proselitismo. Un manipolo di irriducibili della resistenza umana, tenta di opporsi con il pensiero, l’arte, il movimento e la musica alla crescente invasione mediatica di culi, tette e “va tutto bene” che ci aveva sommerso.

Il regista Giulio Chiesa in collaborazione con il Consorzio Produttori Indipendenti/I Dischi Del Mulo realizza su invito del comune partigiano di Correggio (Reggio Emilia) un documentario per il cinquantesimo anniversario della Liberazione dell’Italia. Le immagini di questa pellicola si snodano attraverso le strade del paese con una serie di reduci dalla guerra che raccontano le loro vicende personali, inframezzate dalle immagini del concerto svoltosi nella giornata del 25 Aprile. I gruppi che vi parteciparono eseguirono brani a tema, chi pescandoli dalla cultura popolare dei canti partigiani, donando loro un nuovo vestito sonoro ed una nuova vita, chi invece scrivendo nuovi canti di lotta. Questo cd ne contiene le versioni registrate in studio.
Ascoltando intensamente le parole di queste canzoni ci apparirà chiaro come la storia non insegna niente a chi non vuole imparare… o che più semplicemente a chi non è in grado di farlo.

Per chiudere mi affido alle profetiche parole del poeta bosniaco Nedzad Maksumic, che nel booklet ci introducono al pensiero sull’ascolto:

“Era un anno fertile per il grano come mai in passato, era tutto in abbondanza… Quelli che erano malati cronici e che tanto desideravano la morte, consegnarono finalmente con un sorriso l’anima a Dio. Nei giorni dei grandi temporali il cielo era rosso. La pioggia portava con sé la polvere dei deserti d’oltre mare, i vecchi dissero: ci sarà la guerra! Nessuno prestò credito alle loro parole. E nessuno fece nulla. Giacché, cosa si poteva fare contro la profezia! Solo cantammo per intere giornate, fino a restare senza voce, per consumare le vecchie canzoni, perché non ne restasse nessuna che venisse sporcata dal tempo”.
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