Piccola Premessa: qualche mese fa, in una precedente recensione, iniziai un discorso sull'Espressionismo che ora riprendo: lo scritto sotto può essere letto pure in modo indipendente da quello appena citato ma se interessa la genesi del "movimento" (che per motivi di spazio non riprenderò) vi invito ad andare a rileggerlo.

La storia che sto per raccontare...

...inizia almeno 20 anni prima dell'opera recensita ("Komposition VI", Olio su tela, ora al Ermitage di San Pietroburgo): negli anni '90 del XIX secolo, tra Austria e Germania, vari gruppi di pittori, anche diversi, tra loro, sotto tutti i punti di vista, considerando troppo conservatore il modo di vedere l'arte da parte delle accademie, diedero luogo a movimenti indipendenti che furono ribattezzati "Sezessionen". Filologicamente contrastanti tra loro, con l'unico comune denominatore di una spiccata tendenza avanguardista, in dieci anni di liti, polemiche ma anche di grandi esplosioni artistiche (Von Stuck, Liebermann, Klimt etc.) questi posero le basi da cui, nei primi anni del '900 a Monaco di Baviera, nacque la "Neue Künstlervereinigung" (1909): associazione che considerava le precedenti "sezessionen" (ed in particolare quella fondata da Von Stuck in Baviera nel 1892) troppo poco "libertarie" e avanguardiste. L'associazione riuscì ad organizzare tre mostre, tra il 1910 ed il 1911 (ospitando nomi che ora suscitano brividi: Jawlensky, Picasso, Braque, Marc... oltre che a Kandinskij ovviamente), le cui influenze dominanti furono Astrattismo e Fauvismo (ed un primo germe Cubista) ma che suscitarono feroci critiche, anche con pesanti insulti e boicottaggi. 

La vita, si sa, però è strana e quando Kandinskij (per motivi di spazio la biografia la potrete leggere nel link che metterò nelle info) si vide rifiutare dall'associazione (di cui era presidente e fondatore) la partecipazione di "Komposition V" ("Il Giudizio Universale") alla terza mostra, perchè "troppo astratto", prese "armi e bagagli" e, con Marc, Klee e altri, fondò il movimento "Der Blaue Reiter".

"Io amo il blu e tu i cavalli..."

Con "Die Brücke" (di cui ho parlato nella recensione citata nella premessa) il movimento di Kandinskij fu la componente principale dell'Espressionismo tedesco ma, a differenza del primo (realista, figurativo e aggressivo), si caratterizzò per un approccio astratto (spinto all'estremo, dopo aver abbandonato le influenze dei "fauves" e dei cubisti), uno spiritualismo che affondava le sue radici nelle filosofie orientali (unite al simbolismo romantico europeo di fine '800 e inizio '900) e a una ricerca armonica che perlustrava parallelismi con le correnti musicali dell'epoca. 

Stroncato dal Primo Conflitto Mondiale (dopo che Kandinskij dovette riparare nella nativa Russia e che Marc perse la vita a Verdun, nel '16, gli altri componenti non seppero continuarne la leadership) "Der Blaue Reiter", nonostante la breve "vita", riuscì a mandare al mondo quel messaggio di divisione dell'io interiore dell'artista rispetto alla natura che per molti anni influenzò l'arte. "Komposition VI" è la sua sintesi perfetta.

"Il Giallo è una fanfara, il Blu un violoncello..."

In un rincorrersi di emozioni interiori gettate nei colori (magnifici, come se fossero musica) "Composizione VI" è un continuo collidere di onde, l'una nell'altra, che formano figure non riconoscibili, spezzate da linee che, come pioggia violenta (un diluvio o un apocalissi?), creano deflagrazioni che, a loro volta, danno vita a vortici di colore: un'astrazione impavida che ha in se un'inquietante armonia cromatica

La natura, il reale e le forme non influenzano l'artista: solamente la sua anima (la pace o l'inquietudine interiore) deve essere protagonista e l'unico modo per rendere l'insondabile reale è cercarne il contorno astratto per poi distruggerne i confini. La ricerca emozionale e psichica nasce dal colore e dal colore comunica, "risuona" in vibrazioni disegnate che devono creare un effetto sia fisico che psicologico: molteplici "letture" che in pochi, oltre Kandinskij, son riusciti a dare.

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