La legge di un uomo cambia a seconda del suo pensiero. Solo le leggi dello spirito rimangono sempre le stesse.

(Proverbio della tribù Apsàalooke)

Nel cuore della foresta vergine, l’imene del visibile viene penetrato; sciamani dal cuore di tenebra sondano il mondo delle ombre. Molli filamenti ambient conducono le danze del rito propiziatorio; percussioni sincopate bussano alla porta di un Altrove primordiale.

Freddi droni elettronici irradiano la radura di una luce biancastra, gelidi raggi di un’opaca alba invernale. Obmana e suoi officianti si dispongono sul terreno ai quattro punti cardinali; il ciclo delle stagioni viene rovesciato, l’Invisibile feconda la Madre Terra e il Feto Spirituale comincia a prendere forma.

Flussi di coscienza di didgeridoo rituali esalano spirali di fumo che arrivano fino al cielo; soffici membrane sonore ricoprono i prati di un ceruleo nevischio uniforme, morbida placenta che protegge il Feto, che lo nutre.

Tutto è in armonia. Ocarine ovattate, cimbali metallici, sabbiose maracas, gongs sintetizzati, flauti mistici; si sciolgono tutti in una lattiginosa nebbia carica di presagi che penetra nelle ossa. La coscienza è alle soglie di una qualche sovrumana Verità e il Feto viene finalmente alla luce.

E, invisibile, camminerà con noi e noi non lo vedremo.

E, appoggiato al nostro orecchio, parlerà con noi e noi non lo capiremo.

E, sdraiato nel nostro letto, dormirà con noi e noi, forse, almeno lo sogneremo.

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