"… E fuori nevica!", ovvero come ti smentisco lo stereotipo.

Non è per niente vero che gli autistici sono persone stupide o decerebrate, semplicemente possiedono un mondo tutto loro fatto di momenti perlopiù di divertimento. Infatti, mentre vivono le loro esperienze si divertono, isolandosi però dal Mondo. Questa pièce teatrale di gran successo, sceneggiata ed interpretata dall'ottimo regista Vincenzo Salemme, ci fa capire quanto una persona affetta da questa malattia possa essere intelligente. Pragmatismo puro.

Enzo (Salemme) dopo 18 anni torna nella casa natia a causa della morte della madre, molto malata. La donna nel testamento vuole far rimanere uniti lui e gli altri due fratelli, il quasi sposato Stefano (Carlo Buccirosso)e Cico, l'uomo artistico (Nando Paone), con l'efficace espediente (che Enzo primariamente non intende) di non suddividere l'eredità in 3 parti uguali. Enzo non ricorda molto il fratello, non sa che la malattia è peggiorata, ma lo scoprirà ben presto. Infatti Cico inizia ad impersonare prima un passeggero della funicolare (invitando il fratello a salire), poi un poliziotto che gli chiederà gli "indumenti" (documenti) e "pollo, parente e timbretto" (bollo, patente e libretto), per infine portarlo in una pizzeria dove preparerà il celebre piatto senza mozzarella, olio e pomodoro (alchè Enzo si indispettirà dicendo stando al gioco: "Sentite ma non la fate sta pizza, non tenete niente" e verrà zittito da Stefano). La storia continua anche i giorni dopo, irritando i due fratelli normali. Gli vogliono tanto bene, ma hanno impegni l'uno coniugali, l'altro lavorativi ed economici. Enzo, infatti, deve pagare 12 milioni di lire di debiti accumulati con scommesse clandestine equine, 2 dei quali sono solo presunti, poiché li ha scommessi Cico spacciandosi per il fratello. Vincerà invece con quella giocata ben 20 milioni e ciò sta a dimostrare la bontà e l'intelligenza (già appresa precedentemente in alcuni suoi discorsi) del nostro protagonista problematico che…

Nasconde un terribile segreto, svelato in un'involontaria confessione: "Mamma soffriva ed io le davo la morfina… morfina, morfina assai, così poi mamma sta bene e non soffre più… ". Ebbene sì, ha praticato l'eutanasia alla madre, a fin di bene ovvio. E' difficile capire però le intenzioni con cui ha agito una persona considerata anormale, la quale viene subito condannata per il gesto compiuto. Il nostro eroe viene in parte compatito, in parte suscita preoccupazioni sempre più forti(e se fosse pericoloso??!), tesi che sembra avvalorarsi nel momento in cui Cico spara un colpo vero di pistola in aria. Successivamente viene chiamato il notaio (Maurizio Casagrande) per accertamenti di denaro e si scopre che la futura moglie di Stefano in realtà è una puttana, una "squillo", che lo ha fatto cornuto innumerevoli volte. Quest'amara verità, indovinate chi la scopre? Inutile dirlo. Arriva la fine, il fatidico giorno che dovrebbe confinare in una clinica l'uomo frutto delle nostre emozioni da spettatori, che accetta rassegnato, a patto che i tre facciano un ultimo brindisi, amaro ma quasi piacevole, con una bevanda molto buona, che Cico sa bene che li terrà uniti per sempre, finalmente…

D'accordo, finale strappalacrime, compensato però dalle ultime battute esilaranti di Paone che rende l'idea: "Noi saremo per sempre nei vostri cuori, non vi preoccupate, non vi abbandoneremo."

Il capolavoro di Salemme, non si discute. Un'opera teatrale tragicomica che miscela abilmente momenti spassosi per spanciarsi dalle risate (il momento in cui Enzo chiede a Cico di vedere se sta arrivando Stefano, ricco di divertenti equivoci) e scene grottesche, invitanti a riflettere con lo stratagemma di colpire (le reazioni a tratti rabbiose di Cico verso Stefano). Il grido del protagonista "Voglio il purè", che può sembrare così banale, riassume tutto lo stato di disagio in cui vive: è incompreso, non è mai soddisfatto di quello che compie, vorrebbe vivere bene ed avere sempre il suo purè appunto. La definizione "noir" neanche ci sta male, poiché è un'opera che narra di situazioni sociali odierne, con un'abilità che fa sembrare tutto semplice e rende la storia divertente. Credo però che l'ironia sia solo un pretesto che cela i significati difficilmente comprensibili della storia: mai abbandonare un autistico (ma anche persone con altri problemi), ha assoluto bisogno di voi, deve avere certezze e conforto pur vivendo in un mondo tutto suo, deve essere sostenuto ed assecondato (ma non troppo) in quello che può decidere di fare. Il gesto di far bere morfina ai fratelli da parte di Cico incarna perfettamente questo concetto. Ma mi pare doveroso analizzare l'eccellente lavoro svolto dagli attori, davvero pochi ma buoni:

Vincenzo Salemme: eccolo l'apparente menefreghista, il superbo che veste alla moda con la contraddizione di dover pagare i debiti per il gioco dei cavalli. Sicuramente un secondo protagonista, che impersona il concetto "L'ho capito troppo tardi, l'avrei dovuto fare prima" rivolto naturalmente al fratello. Ottima interpretazione, ormai di ruotine per il poliedrico attore ed autore di questa frastagliata delizia teatrale ed umana. Non vi fa effetto vedere un regista recitare nel suo stesso risultato?

Carlo Buccirosso: ne ha passate di tutti i colori. Un uomo buono e carismatico, molto paziente che ha dovuto sopportare la dittatura della suocera che non voleva farlo parlare al telefono con la figlia affermando che fosse un maniaco sessuale (intanto con la parola d'ordine "Pippo Baudo è capellone" tutto era consentito!). In ottima forma, è molto realista quando perde la calma e si arrabbia.

Nando Paone: standing ovation assoluta per lui. Un interpretazione da Oscar ci ha consentito di farci intendere il problema dell'autismo che non deve essere affatto trascurato. E' riuscito a creare un personaggio col un'elevata dose di appeal caratteriale, è stato dinamico e altamente versatile, ha saputo far ridere e commuovere, ha assunto perfettamente il ruolo del disagiato. 10 con lode.

Maurizio Casagrande: il suo ruolo del notaio è stato marginale e devo constatare che non mi è piaciuto moltissimo. Ciò non toglie, comunque, che abbia talento da vendere, come si è visto anche in altre commedie di casa Salemme.

Naturalmente il mio appello a voi è questo: guardatevelo più volte (all'inizio si è superficiali).

 

Carico i commenti... con calma