Avevo pensato tanti modi per scrivere questa recensione eppure non mi piacevano, mi stavano stretti come quando provate una camicia che ha un numero in meno di collo di quelle che solitamente indossate. Ad un certo punto mi sono ricordato di un video che mi aveva fatto ridere parecchio e di gusto anche, lì mi sono posto una domanda: noi abbiamo idea di cosa sia la satira?

E' una risposta di non facile soluzione ma vi propongo un test: Il video in questione è il seguente (Luttazzi e Wojtyla).

Riuscite ad associare un aggettivo a questo spezzone? Se sì, di quale si tratta? La mia risposta? Bastardo.

Il valore che voglio dare a tale vocabolo è assolutamente positivo, perché credo che questo sia la satira: esser bastardi, diabolici, non avere il senso della morale e del limite. Altrimenti non sarebbe tale. Oggi invece la satira sembra che debba parlare solo sulle cose stupide o su avvenimenti di poco conto, visto che Vauro fu censurato dopo il terremoto in Abruzzo perché bisognava risparmiarsi in quel contesto. Eh no, non funziona così. Anzi, è l'esatto contrario: accade una tragedia enorme? Allora bisogna andarci giù pesante ed essere cattivi, altrimenti è facile apprezzare la satira.

Trent'anni fa Pino Zac diede il via all'avventura satirica italiana più geniale di sempre, quella de "Il Male", rivista che uscì nei primi mesi del 1978, anno in cui accadde di tutto: il compromesso storico, i mondiali di calcio in Argentina pilotati dalla dittatura, i tre papi in un colpo solo e il sequestro Moro. Su tutto questo e su altro ancora negli anni seguenti uscirono delle idee geniali, tutto in questo in 16 pagine che uscivano ogni settimana il mercoledì. Un condensato di follia che usciva dalle teste di un gruppo di folli: da Ambrogio Sparagna a Sergio Perini passando per i compianti Sergio Angese e Andrea Pazienza.

A raccontare quest'avventura Vincino che fu direttore di questa creatura durante tutti e cinque gli anni (ad eccezione dei primi 3 numeri, dove a dirigere era Zac); nel libro potete trovare la storia delle principali trovate che furono sfornate in quegli anni con aneddoti poco conosciuti e decisamente divertenti, a completare il tutto una serie di immagini per un libro che è anche un documento storico. Negli anni saranno in tanti a produrre qualcosa sulla scia e sul modello creato da Vincino e compagni ("Tango", "Cuore" fino al più recente "M") ma nessuno riuscì a ripetere l'impresa.

Cosa aveva "il Male" di così speciale?

A mio parere due cose: prima di tutto quelle qualità che elencavo prima riguardo alla satira e poi il fatto di non scendere mai a compromessi (cosa che tutti gli altri non sono riusciti a fare fino in fondo). E allora via al libro "Chi ha ucciso il Papa?" dopo la morte di Giovanni Paolo I, via all'editoriale a difesa di Moro (con un emblematico "Fuerza Moro" come titolo) perché grazie al sequestro tutti i giornali avevano triplicato le vendite, via ai falsi e citiamo quello più sconcertante: "Arrestato il capo delle BR: è Ugo Tognazzi", tutto questo a poche settimane dalla morte di Guido Rossa e nel pieno dell'escalation brigatista, via all'esposizione del busto di marmo di Andreotti con presentazione alla stampa fatta da un giovanissimo Roberto Benigni, via alla parodia dei manifesti socialisti (in cui, per esempio, Craxi cammina sulle acque e Signorile sotto a sorreggere il suo leader) o all'annuncio clamoroso in cui si dichiara che la rivista ha attinto da fondi neri del PSI (Tangentopoli antelitteram!).

Chi ha qualche anno in più conserva di questa rivista un ricordo indelebile e leggendario, chi non la conosce ha l'occasione per rivivere qualcosa di straordinario e può chiedersi perché oggi abbiamo perso il valore della satira.

La misura è colma! Viva la satira!

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