Che ci fa Werner Herzog a Hollywood? La domanda è tutto sommato pertinente anche se il cineasta tedesco non è nuovo ad incursioni internazionali. Ciò che sorprende, invece, è il tipo di film in cui è impegnato: un’autentica pellicola hollywoodiana, con Nicholas Cage, la bella Eva Mendes e il bolso Val Kilmer.

Il film è il remake del 2009 della splendida pellicola di Abel Ferrara “Il Cattivo Tenente” con Harvey Keitel, ma di esso, a parte tracce della trama, non è rimasto nulla. Lo squallore, la rabbia, la sporcizia ed il buio dell’opera originale lasciano il passo a situazioni più leggere, meno disperate e cupe. Indubbiamente qui si vola più basso, non viene tirato in ballo l’Uomo e la sua Religione, non si scomodano drammi insolvibili, non si indagano spiragli strozzati di luce fioca, c’è un bel faretto di scena che illumina a giorno tutto.

Nic Cage è un tenente molto scaltro dedito all’uso di droghe di ogni tipo (dipendente da farmaci e antidolorifici vari), pronto a servirsi di ogni mezzo, soprattutto illegale, per raggiungere i propri scopi, a volte buoni a volte meno. L’ambientazione di New Orleans post uragano non è affatto tetra come si potrebbe immaginare ed il protagonista si muove in questi bei paesaggi soleggiati, tra case di legno, grattacieli e quartieri di periferia pieni di verde come se fosse a spasso a portare il cane (cosa che fa, oltretutto). I cattivi di turno sono dei mafiosi stupidi, gorilliformi e neppure troppo biechi, accompagnati da fantomatici burocrati che tentano di mettere i bastoni tra le ruote al nostro beniamino che, però, come il miglior “Arlecchino servo di due padroni” balzella qua e là dipanando la matassa (neanche troppo intricata). Il lieto fine è il colpo di grazia al tutto.

A questo punto si torna alla domanda di prima: che ci fa Herzog a Hollywood? Non è un bel film poliziesco american style e non è un film di Herzog, questo è certo. E pensare che le premesse erano buone: la pellicola di Ferrara si poteva prestare all’attitudine cinematografica allucinata ed esasperatamente intimista del regista tedesco e anche Nicholas Cage poteva rivelarsi una scelta azzeccata, basti ricordare la sua ottima interpretazione in “Via da Las Vegas”, mentre la Mendes, che dovrebbe essere una prostituta tossicodipendente, sembra uscita dalla sala trucco per un servizio di Vogue. La trama è scontata e i nodi si sciolgono come i lacci delle scarpe fatti da un bimbo per la prima volta, i personaggi sono piatti e stereotipati, i dialoghi hanno una fastidiosa tendenza ad essere inverosimili, con toni da commedia immotivati (e credo involontari) stile “Be Cool”.  La regia è comunque discreta, direi “di mestiere” (so che per Herzog è una bestemmia, ma qui davvero…), di tutto si salva solo qualche scena qua e là in cui il regista per un attimo rinsavisce (oppure ritorna alla sua lucida follia), tuttavia rimanendo lontano anni luce dai suoi standard: divertente “l’interrogatorio” alla vecchietta, le scene dei rettili e del ballo dell’anima del morto (tutto sommato non così male) sembrano un tentativo di arricchire il film con qualcosa di diverso, come una firma d’autore. Operazione fallita.

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